Negli ultimi anni il mondo della bicicletta ha iniziato a popolarsi di una serie di nuovi accessori e dispositivi digitali, spesso finalizzati a cronometrare con il sistema GPS i percorsi effettuati con la bici, condividendoli su Internet. Una delle più note e popolari piattaforme web utilizzate dagli appassionati per registrare le proprie corse è Strava, un servizio statunitense che non solo permette di registrare e caricare i propri percorsi, ma che ha anche introdotto una serie di nuove funzioni che stanno ridefinendo il modo di andare in bici: è nato così quello che viene definito come l’“effetto Strava”.
Negli ultimi anni il mondo della bicicletta ha iniziato a popolarsi di una serie di nuovi accessori e dispositivi digitali, spesso finalizzati a cronometrare con il sistema GPS i percorsi effettuati con la bici, condividendoli su Internet. Una delle più note e popolari piattaforme web utilizzate dagli appassionati per registrare le proprie corse è Strava, un servizio statunitense che non solo permette di registrare e caricare i propri percorsi, ma che ha anche introdotto una serie di nuove funzioni che stanno ridefinendo il modo di andare in bici: è nato così quello che viene definito come l’“effetto Strava”.
Le corse virtuali
Tra le nuove possibilità introdotte da Strava, la più nota è senza dubbio quella delle “corse virtuali”. Ogni utente può registrare il tempo che impiega a effettuare un dato percorso. Quando i dati sono caricati sul sito, il software di Strava si occupa di stilare le classifiche dei tempi migliori, stabilendo il primato detenuto dai corridori più veloci. Recentemente il sito ha anche creato un’ulteriore classifica chiamata MTS (Monthly Training Series) che incorona il ciclista che ha macinato più chilometri nel corso di un mese: durante il passato giugno hanno partecipato più di 142.000 ciclisti e la classifica finale è stata vinta dal canadese Dave Pecuch, che ha percorso in bici in un mese più di 7.500 km, con una vertiginosa media di circa 250 km al giorno.
Mobilità urbana
Ma le potenzialità dei dati raccolti da Strava sono molteplici e riguardano anche la possibilità di comprendere meglio l’uso della bicicletta negli spazi urbani. Da alcuni mesi Strava ha reso infatti disponibile una mappa navigabile che visualizza i percorsi più ricorrenti sfruttati dai ciclisti iscritti al servizio. Questi dati aggregati permettono di osservare i percorsi più frequenti, fornendo così un utilissimo strumento per la pianificazione della mobilità urbana sostenibile del prossimo futuro.
Snaturare il ciclismo?
Eppure anche nel caso di Strava non mancano i critici dell’utilizzo di questa nuova applicazione tecnologica. Secondo alcuni ciclisti, l’uso di questo software e di altri congegni tecnologici snaturerebbe il fascino originario della bicicletta, un mezzo in cui è lo sforzo umano – e non le tecnologie – a rivestire ancora il ruolo principale. Anche nel caso di Strava, insomma, possiamo osservare che il nostro rapporto con le tecnologie non dipende solo dalla loro utilità strumentale, ma anche dalle interpretazioni e dalle proiezioni culturali che noi stessi costruiamo attorno a esse.
[In foto: la mappa di Strava – Europa]