Vi ricordate le vecchie macchine fotografiche Polaroid a sviluppo istantaneo? Alla fine degli anni 2000 non solo le macchine Polaroid erano scomparse dal mercato, ma c’era il rischio che anche le speciali cartucce fotografiche per utilizzare le macchine esistenti smettessero di essere prodotte. Questo pericolo è stato in parte scongiurato anche grazie a una più generale tendenza culturale che possiamo definire come la passione per le “retrotecnologie”.
Vi ricordate le vecchie macchine fotografiche Polaroid a sviluppo istantaneo? Le foto istantanee, pronte da ammirare un minuto dopo averle scattate, sono state tra le tecnologie fotografiche di consumo più diffuse tra gli anni ’70 e ’80. Ma con l’arrivo della fotografia digitale negli anni ’90 ben presto questi particolari dispositivi fotografici sono spariti, insieme alla azienda statunitense Polaroid, fallita nel 2001 proprio per la concorrenza delle macchine digitali che permettevano di guardare le foto subito dopo averle scattate, soppiantando così le foto istantanee anche in vari utili tecnici (come per esempio gli assicuratori e i periti). Alla fine degli anni 2000 non solo le macchine Polaroid erano scomparse dal mercato, ma c’era il rischio che anche le speciali cartucce fotografiche per utilizzare le macchine esistenti smettessero di essere prodotte.
Il successo delle retrotecnologie
Tuttavia questo pericolo è stato in parte scongiurato anche grazie a una più generale tendenza culturale che possiamo definire come la passione per le “retrotecnologie”. Le “retrotecnologie” sono quei dispositivi e strumenti del passato, spesso basati su un funzionamento analogico, ritenute obsolete e oramai superate (come i dischi in vinile, le pellicole super8 o le macchine da scrivere), ma che vengono riproposte sia per il loro fascino, sia per alcune caratteristiche pratiche peculiari del loro uso. In una società sempre più digitale, in cui tutto viene tradotto in dati immateriali che circolano in rete, l’attaccamento nei confronti di formati e i supporti materiali e concreti – come appunto una foto Polaroid – offre ai consumatori e agli appassionati un modo differente rispetto a Facebook e Internet di relazionarsi alla musica, ai testi e ai ricordi personali.
La Polaroid che si connette allo smartphone
Così, quando nel 2008 la Polaroid ha annunciato la chiusura dell’ultima fabbrica che produceva le pellicole istantanee, un gruppo di appassionati ha lanciato l’Impossible Project, un progetto artistico e industriale mirato al mantenimento in vita di questa tecnologia fotografica in via di estinzione. Dopo aver prodotto per alcuni anni nuove pellicole per le macchine Polaroid esistenti, quest’anno il progetto ha sviluppato anche una macchina fotografica del tutto nuova, la Impossible I-Type. Questa macchina fotografica è un connubio tra la vecchia tecnologia delle pellicole istantanee e alcune nuove funzioni tipiche del mondo digitale, come la possibilità di connessione con gli smartphone. Anche questa nuova “retrotecnologia” rende evidente che il fenomeno legato al recupero dei vecchi dispositivi non è solo il frutto di un sentimento nostalgico nei confronti del passato, ma rappresenta invece una nuova traiettoria di innovazione, in grado di recuperare con un approccio nuovo oggetti e tecnologie del nostro passato, ma che continuano ad avere un ruolo nelle nostre pratiche contemporanee di consumatori tecnologici.