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15 Giu 2016

Alimentazione e salute: ecco lo scanner del cibo

Stefano Crabu

Stefano Crabu
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Mai un’alleanza fra scienza e filosofia fu così forte e duratura come quella tra medicina e il filosofo Ludwig Andreas Feuerbach che nel 1862 asseriva con una certa sicurezza: “l’uomo è ciò che mangia”. Oggi, a distanza di un secolo e mezzo, Feuerbach ha trovato un inaspettato ma potente alleato tecnologico. Si chiama SCiO: un piccolo scanner molecolare tascabile, in grado di analizzare la composizione chimica di minerali, composti fluidi, farmaci, ma soprattutto dei cibi che ingeriamo, fornendoci dati su ingredienti, calorie e sulle sostanze che possono provocare allergie. 

Mai un’alleanza fra scienza e filosofia fu così forte e duratura come quella tra medicina e il filosofo Ludwig Andreas Feuerbach che nel 1862 asseriva con una certa sicurezza: “l’uomo è ciò che mangia”. Nutrizionisti, medici, consulenti della salute continuano a ricordarci di far attenzione a ciò che introduciamo nel nostro corpo, perché dalla qualità del cibo dipende gran parte del nostro benessere fisico. Oggi, a distanza di un secolo e mezzo, Feuerbach ha trovato un inaspettato ma potente alleato tecnologico. Si chiama SCiO: un piccolo scanner molecolare tascabile, in grado di analizzare la composizione chimica di minerali, composti fluidi, farmaci, ma soprattutto dei cibi che ingeriamo, fornendoci dati su ingredienti, calorie e sulle sostanze che possono provocare allergie. Dopo alcuni anni di test e di prototipi sperimentali, SCiO è pronto per fare la comparsa sulle nostre tavole: con un costo che oscilla fra i 250 e i 500 dollari può essere acquistato sul sito della casa madre Consumer Physics.

 

Alimentazione 2.0 tra molecole, smartphone e segnali ottici

L’infrastruttura tecnica di questo nuovo scanner molecolare si chiama spettroscopia infrarossa: una metodologia sviluppata in ambito scientifico per leggere la struttura molecolare dei materiali. Questa tecnica sfrutta il principio secondo il quale ogni molecola vibra in modo unico e specifico e queste vibrazioni interagiscono con i fasci luminosi, creando un segnale ottico inconfondibile, che SCiO è in grado di trasformare in informazione. In pratica per il consumatore finale è sufficiente puntare SCiO sul cibo da analizzare e in tempo reale le informazioni verranno rilevate e inviate all’app del suo smartphone. A sua volta, l’informazione viene comunicata anche a un servizio online che, tramite un algoritmo, restituisce le informazioni sul cibo che abbiamo appena scannerizzato. La Consumer Physics è riuscita a trasformare una tecnologia professionale, costosa e piuttosto ingombrante in un dispositivo miniaturizzato, dal costo accessibile per i consumatori finali. L’obiettivo dell’azienda produttrice è quello di offrire agli utenti la possibilità di un controllo sempre più raffinato sull’ambiente circostante e sul proprio stile di vita. Insomma, sembra proprio che SCiO voglia riuscire nel miracolo di dotarci un nuovo sesto senso.

 

Un’alimentazioni più sana. Ma i nostri dati?

Tuttavia, non dobbiamo dimenticare che ogni innovazione tecnologica – anche la più promettente e innocua – porta con sé degli aspetti controversi. Al momento, non è chiaro se la Consumer Physics riuscirà a far diventare SCiO un oggetto di massa. Ciò che è chiaro, invece, è che ogni qualvolta si usa lo scanner molecolare si sta contribuendo, in modo consapevole o meno, alla costruzione un database di informazioni personali, che dovrebbero rimanere riservate. Impugnare SCiO per conoscere le proprietà nutritive dei fagioli che stiamo per acquistare, o della zuppa presente nei nostri piatti, implica la condivisione di dati relativi ai nostri gusti, ai nostri stili di vita, ai luoghi che frequentiamo e, ancora, ai nostri tempi personali dedicati all’alimentazione.

Certo, possiamo mettere in secondo piano i problemi di privacy; ma come trascurare il fatto che la Consumer Physics, proprio a partire dai nostri dati personali genera importanti quote di profitto? Più dati condividiamo, più questo tipo di database diventa ampio e profittevole. Inoltre, non è chiaro se questi dati verranno utilizzati solo in relazione alle diete e alle calorie o se, al contrario, essi verranno commercializzati per altre finalità, come accade con le informazioni che quotidianamente condividiamo sul web. Grazie a queste nuove tecnologie mangeremo forse in modo più sano, ma saremo forse meno sicuri delle nostre informazioni personali.

 

Per saperne di più: 

Microrganismi, cibo e ambiente 

– Alimentazione come terapia: dall’ipotesi all’evidenza scientifica

Stefano Crabu
Stefano Crabu
Sociologo dell'Università di Padova, fa ricerca sul tema dell’innovazione tecnoscientifica, con particolare attenzione al rapporto tra biomedicina, tecnologie e società. Collabora con STS Italia (Società Italiana per lo Studio della Scienza e della Tecnologia), e fa parte del comitato di redazione della rivista Tecnoscienza: Italian Journal of Science & Technology Studies.
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