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01 Ott 2015

Silicon Valley: l’analisi Compass sul primo ecosistema hi-tech al mondo

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Evoluzione, prospettive e performance del primo ecosistema al mondo di startup hi-tech secondo il Global Startup Ecosystem Ranking 2015 di Compass.

Riportiamo l’articolo comparso sul sito http://www.italianangels.net/, per gentile concessione di IAG (Italian Angels for Growth)

 

 

Il Global Startup Ecosystem Ranking di Compass è frutto di un’analisi approfondita realizzata attraverso 11.000 questionari, 200 interviste in 25 paesi e la collaborazione con Deloitte, CrunchBase, Orb Intelligenza, Global Entrepreneurship Network, oltre all’appoggio di numerosi partner locali.

Performance, Funding, Market Reach, Talent, e Startup Experience sono gli indicatori utilizzati da Compass per misurare il grado di maturità di un ecosistema hi-tech: performance misura il numero di finanziamenti ed exit delle startup insediate nei diversi ecosistemi; Funding rappresenta l’ammontare degli investimenti VC e il tempo impiegato per raccoglierli; Talent misura la qualità, disponibilità e costo delle risorse umane; Market Reach la facilità di raggiungere i mercati internazionali. Startup Experience, infine, è un dato qualitativo dedotto dalle interviste ai mentors e ai founder locali.

È necessario sottolineare che il report non include gran parte dell’Asia. Cina, Giappone, Taiwan e Corea del Sud non sono infatti state prese in considerazione per questa edizione. Compass punta comunque ad includere questi Paesi nella lista entro la fine dell’anno.

La classifica dei primi 20 ecosistemi di startup al mondo e i cambiamenti rispetto alla precedente edizione del 2012 (visualcapitalist)

 
Il confronto tra il 2012 e il 2015

Il nuovo report, la cui precedente edizione risale all’ormai lontano 2012, conferma sia la Silicon Valley in prima posizione sia la netta supremazia delle metropoli USA nella top 3 mondiale, dove New York è passata dal 5° al 2° posto, ai danni di Tel Aviv. Seppur a distanza, si nota la crescita di Berlino (dove il valore totale delle exit è aumentato di 20 volte negli ultimi due anni, merito soprattutto delle IPO di Rocket Internet e Zalando) e Singapore, rispettivamente al 9° e 10° posto. Solo tre i nuovi ingressi: Austin, Amsterdam e Montreal. In netto calo risultano le metropoli canadesi – Toronto e Vancouver – le quali hanno perso nove posizioni scivolando verso il fondo della classifica, malgrado una crescita significativa dell’angel investing nel Paese (v. l’ultimo report NACO).
Va notato come a livello globale la crescita degli ecosistemi non sia affatto omogenea: rispetto al valore nullo del Canada, i mercati latino-americano (+209%) ed europeo (+314%, grazie all’apporto, fondamentale, di Tel Aviv) hanno fatto registrare performance decisamente superiori nella crescita del valore complessivo delle exit rispetto agli USA (fermi al +46%).

La crescita media del valore delle exit a livello globale – (Compass)

 

Due startup ogni mille abitanti

Se il Kauffman Index 2015 sullo stato di salute degli ecosistemi startup USA aveva “detronizzato” la Silicon Valley al secondo posto, in favore di Austin, il Global Startup Ecosystem Report conferma il primato della parte meridionale dell’area metropolitana della Baia di San Francisco, dove si è concentrato il 47% del valore totale delle exit realizzate negli ultimi due anni nei primi venti ecosistemi globali, con valori cinque volte superiori agli immediati concorrenti (Londra, al 10%, e Los Angels, al 6%).
In Silicon Valley sono attive dalle 14.000 alle 19.000 startup, e dagli 1,7 ai 2.2 milioni di addetti, attirati dalla presenza catalizzatrice di aziende ormai storiche come Apple, Google e Facebook, che da sole danno lavoro a più di 165.000 persone in tutto il mondo (senza contare il numero di nuove professioni che queste imprese sono in grado di generare indirettamente). La media dei seed round in Silicon Valley è tra i 900 e i 950 mila dollari (rispetto a una media USA di 800-850 mila) e tra i 6,5 e 7 milioni per i Series A: per fare un confronto, il primo ecosistema europeo in classifica, quello di Londra, non supera i 750 mila dollari seed (mentre il valore dei Series A è mediamente superiore, tra i 7 e i 7,5 milioni).

 

Ecosistema Silicon Valley (Compass)

 

Per dare un’idea del livello di maturità dell’ecosistema, è utile sottolineare come la “Startup density” della Valley sia ormai di 2 aziende ogni 1.000 abitanti, contro una media USA ferma a 0,8. Un dato che si riflette nell’età media dei founder, sensibilmente più alta rispetto agli ecosistemi più recenti, con 36,2 anni in media al momento della creazione dell’impresa (era di 34 anni nel 2012): non a caso il 35% degli imprenditori ha già maturato un’esperienza significativa in una “hypergrowth” startup, percentuale che cresce al 48% nel caso dei dipendenti. In crescita anche le donne imprenditrici, cresciute dal 10% del 2012 all’attuale 24% (la media Usa è ferma al 20%, ben al di sotto del primato di Chicago del 30%. Per approfondire, si veda la ricerca di StartupDNA sulle differenze di genere nell’ecosistema inglese).

 

 

 

Compass 2015 total funding

La sovrabbondanza di capitali locali non aiuta gli investimenti stranieri nelle aziende che hanno sede in Silicon Valley: la percentuale dei finanziatori stranieri in questo settore è al di sotto del 40% del totale, in linea con il resto degli USA, rispetto a un 45% dei lavoratori dotati di passaporto straniero. Più del 50% delle aziende, infatti, è stata fondata da un imprenditore “immigrant” (non locale). Per quanto riguarda la valorizzazione del capitale umano, la Silicon Valley vanta gli stipendi più elevati per gli ingegneri informatici, con un salario medio di 118 mila dollari rispetto ai 91 mila di media USA (necessario a pagare un affitto che negli ultimi sei anni è triplicato, facendo della Bay Area il luogo più caro dove vivere negli Stati Uniti) così come permane la situazione più vantaggiosa in termini di velocità di assunzione, 40 giorni contro i 48 del resto del paese. Non sembra molto diffusa, invece, la pratica di remunerare i dipendenti in equity, ferma all’8% contro una media USA del 19%.
L’unico indicatore in cui la Silicon Valley difetta, a seconda dei punti di vista, è quello del Market Reach, secondo il quale solo il 36% dei clienti delle startup è straniero: gli USA stessi sono infatti al primo posto dei mercati “target”, seguiti da Regno Unito e India.

 

L’eredità della Silicon Valley

Per concludere, è utile ripercorrere (con il grafico riportato in fondo all’articolo) le principali fasi di sviluppo della Silicon Valley, dall’avvio dello Stanford Research Park al dominio delle social media companies negli ultimi anni, per ricordare come ciascuna delle aziende che con la Silicon Valley sono state di volta in volta identificate abbiano in qualche modo lasciato in eredità alle successive il proprio know-how culturale e tecnologico, innescando quel processo di crescita esponenziale che dagli anni ’70 a oggi non si è mai fermato, salvo qualche “rallentamento”, e ha reso la Valley l’ideale punto di arrivo (e di partenza) per gli imprenditori di ogni parte del mondo.

 

 

 

[In basso: “Welcome to Silicon Valley” – Il video documentario di Ympact]

REDAZIONE
La Redazione del sito saperescienza.it è curata da Micaela Ranieri dal 2019, in precedenza hanno collaborato Stefano Pisani e Alessia Colaianni.
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