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15 Dic 2018

Anche i ragni… allattano

Marco Signore

Marco Signore
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Si tende a pensare che l’allattamento dei piccoli sia una prerogativa dei mammiferi e, in effetti, al di fuori di questo gruppo di vertebrati ci sono pochissimi altri animali in grado di usare questa strategia di nutrimento della prole. Ma non ci si aspetterebbe mai una cosa del genere da un ragno! Eppure, negli ultimi anni, le ricerche sui ragni stanno fornendo una quantità di informazioni inaspettate, come per esempio l’esistenza di ragni erbivori o dell’intero gruppo dei “ragni pavone”, appartenenti alla famiglia dei Salticidae, i minuscoli ragni saltatori tanto frequenti anche sui nostri muri.

Si tende a pensare che l’allattamento dei piccoli sia una prerogativa dei mammiferi e, in effetti, al di fuori di questo gruppo di vertebrati ci sono pochissimi altri animali in grado di usare questa strategia di nutrimento della prole. Ma non ci si aspetterebbe mai una cosa del genere da un ragno! Eppure, negli ultimi anni, le ricerche sui ragni stanno fornendo una quantità di informazioni inaspettate, come per esempio l’esistenza di ragni erbivori o dell’intero gruppo dei “ragni pavone”, appartenenti alla famiglia dei Salticidae, i minuscoli ragni saltatori tanto frequenti anche sui nostri muri.

 

Nutrire la prole non è affatto inconsueto, come dicevamo: in natura troviamo molte specie di invertebrati e di anfibi che fanno ricorso alle uova trofiche, cioè a uova non fertilizzate che vengono appunto usate come cibo dai piccoli; altri esempi sono il muco prodotto dalla pelle di alcuni pesci, commestibile, e il “latte” prodotto dai piccioni. Anche gli scarafaggi producono “latte”, che però viene assorbito dalle uova e non mangiato dalle larve dopo la schiusa. Le cure parentali, che includono il procurare cibo per i figli, sono ben lontane dall’essere una prerogativa dei mammiferi e degli uccelli, e moltissime altre specie si avvalgono di questo metodo per aumentare le possibilità di sopravvivenza della propria discendenza.

 

Il ragno imitatore
 

Tra i Salticidae, i ragni menzionati sopra, troviamo una specie che imita le formiche, chiamata Toxeus magnus. Si è scoperto che questi ragni, pur non essendo animali sociali – almeno in teoria – costruiscono nidi per la riproduzione, che sono popolati o da esemplari di grandi dimensioni (inclusi almeno due o più adulti), o da una femmina adulta e diversi giovani. Osservazioni condotte da un team di studiosi, guidati dal cinese Zhanqi Chen, hanno mostrato che durante la prima settimana di vita dei ragnetti, la femmina di T. magnus produce delle gocce di “latte”, che deposita sulle pareti del nido. I piccoli vanno a raccogliere queste gocce per nutrirsene e, dopo la prima settimana, si verifica un vero e proprio allattamento all’addome della madre, che dura fino a 40 giorni, cioè finché non diventano subadulti. È stato anche dimostrato che questo “latte” è necessario alla crescita almeno nei primi 20 giorni di vita e la figliolanza muore se privata di esso. La madre provvede anche alla pulizia del nido e alla rimozione delle esuvie (cioè delle “corazze scartate” dai piccoli durante le mute). È stato inoltre osservato che una volta lasciato il nido, è permesso solo alle femmine di tornarvi, mentre i maschi vengono attaccati e scacciati se provano a farlo.

 

Cure parentali

 

Esibire cure parentali così prolungate ha una ragione: assicura la sopravvivenza della prole in percentuali decisamente più alte rispetto agli animali che invece non curano la propria progenie. Nel caso di T. magnus, le percentuali di sopravvivenza dei piccoli fino all’età adulta raggiungono quasi l’80%: un esito davvero ragguardevole per un invertebrato. I risultati dello studio, pubblicati su Science, descrivono quindi l’esistenza di cure parentali estese anche negli invertebrati, e devono spingere gli scienziati a cercare simili evidenze anche in altre specie, sebbene alcuni specialisti ritengano che la presenza di “madri elicottero“, cioè particolarmente attente alla prole, si sviluppi solo in condizioni particolari. Quel che è certo è che limitarsi a studiare l’infinitamente piccolo ci sta facendo perdere scoperte entusiasmanti, possibili solo se si osservano gli organismi in Natura.

 

Immagine di copertina: esemplare maschio di Toxeus magnus (North Point, Hong Kong). Credits: Sarefo [CC BY-SA 3.0], from Wikimedia Commons

Marco Signore
Marco Signore
Laureato a Napoli in Scienze Naturali, PhD all'Università di Bristol in paleobiologia con specializzazioni in morfologia e tafonomia, è nella divulgazione scientifica da quasi 20 anni, e lavora presso la Stazione Zoologica di Napoli "Anton Dohrn". Nel tempo libero si occupa anche di archeologia, oplologia, musica, e cultura e divulgazione ludica.
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