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24 Mag 2021

I dinosauri Shuvuuia: i cacciatori notturni del Cretaceo

Marco Signore

Marco Signore
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Uno degli aspetti più dibattuti tra gli studiosi di teropodi (dinosauri carnivori) è il loro possibile adattamento alla caccia di giorno o di notte. Un recentissimo studio, pubblicato su Science, è riuscito a dimostrare l’esistenza di almeno un teropode perfettamente equipaggiato per cacciare al buio: Shuvuuia deserti, questo il nome del dinosauro, è stato analizzato in dettaglio anche grazie a nuovi ritrovamenti, e si è rivelato un perfetto cacciatore notturno.

La storia di Shuvuuia inizia con la sua descrizione nel 1998; questo bizzarro animale era dotato di zampe posteriori snelle e allungate, adatte per scatti rapidi, ma al contrario le zampe anteriori erano corte, potenti, e armate di un unico possente pollice artigliato. Il suo nome deriva dalla lingua mongola, e significa “uccello”, perché effettivamente lo scheletro fa pensare a quello di un piccolo uccello. In seguito nuovi reperti dimostrarono che le zampe anteriori avevano tre dita: oltre al grande pollice, c’erano un secondo e un terzo dito estremamente ridotti; come la maggior parte dei teropodi, anche Shuvuuia era ricoperto di penne, almeno in base alle analisi condotte su uno dei reperti fossili. Infine, le mascelle erano dotate di denti piccolissimi, e il cranio mostra un’evidente procinesi, cioè la capacità di flettere la mascella indipendentemente dalla scatola cranica: una caratteristica unica di questo dinosauro. Ma un tale insieme di caratteristiche ha sempre messo in difficoltà i paleontologi: come viveva questo teropode della Mongolia?
Più di vent’anni dopo il suo ritrovamento, i nuovi studi coordinati da Jonah Choiniere hanno fornito qualche risposta ai tanti interrogativi rappresentati da Shuvuuia: vediamo come.

 

Vedere e sentire di notte

Gli studiosi hanno trovato una correlazione tra le dimensioni della lagena, che è una parte dell’orecchio interno dei vertebrati, e le capacità uditive. Nel barbagianni, il noto rapace notturno, la lagena è lunghissima, e le sue capacità uditive sono davvero altissime. Ebbene, in Shuvuuia i paleontologi hanno potuto osservare una situazione quasi identica a quella del barbagianni: questo teropode dei deserti asiatici aveva dunque grandi capacità uditive, che rappresentano un ausilio fondamentale per un cacciatore notturno.
È stato anche possibile studiare l’anello sclerotico, una specie di diaframma da macchina fotografica, composto da una serie di piccoli segmenti ossei disposti a cerchio negli occhi dei vertebrati (tranne che nei mammiferi, che ne sono sprovvisti). Esattamente come un diaframma, questa struttura può allargarsi o restringersi, modificando l’ingresso della luce nell’occhio, e quindi può rappresentare un buon indice delle capacità visive dei dinosauri in base alle condizioni di luce ambientale. Così, lo studio ha dimostrato che Shuvuuia aveva eccellenti capacità visive notturne, laddove teropodi più famosi, come il Tyrannosaurus, appaiono invece cacciatori diurni.

 

Nell’ora più buia

Possiamo dunque immaginare Shuvuuia che pattuglia le piante ai bordi delle dune durante la notte più buia, scavando con le sue possenti zampe anteriori, capace di rilevare i rumori più tenui e i più piccoli movimenti delle sue possibili prede. Questa ricerca ha ovviamente aperto nuovi modi di mettere in relazione gli animali attuali con i dinosauri, dimostrandoci ancora una volta che i fossili non sono semplicemente oggetti da trasformare in numeri, ma resti di animali che una volta respiravano, si muovevano, vivevano.

 

Immagine: copyright FunkMonk (Michael B. H.) – Wikimedia

Marco Signore
Marco Signore
Laureato a Napoli in Scienze Naturali, PhD all'Università di Bristol in paleobiologia con specializzazioni in morfologia e tafonomia, è nella divulgazione scientifica da quasi 20 anni, e lavora presso la Stazione Zoologica di Napoli "Anton Dohrn". Nel tempo libero si occupa anche di archeologia, oplologia, musica, e cultura e divulgazione ludica.
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