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27 Lug 2017

Mantidi e uccelli

Marco Signore

Marco Signore
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Le mantidi sono tra gli insetti più affascinanti anche per chi non ha mai avuto la passione dell’entomologia. Il loro nome richiama meditazione e spiritualità (Mantis religiosa infatti significa più o meno “indovino religioso”), a causa della loro posizione a riposo che fa sembrare le mantidi quasi assorte in preghiera. Le prede delle mantidi sono le più varie: praticamente qualsiasi invertebrato si muova entro il raggio della loro vista. Di recente, però, gli studiosi hanno fatto una nuova scoperta che per i non addetti ai lavori potrebbe strappare qualche brivido.

Le mantidi sono tra gli insetti più affascinanti anche per chi non ha mai avuto la passione dell’entomologia. Il loro nome richiama meditazione e spiritualità (Mantis religiosa infatti significa più o meno “indovino religioso”), a causa della loro posizione a riposo che fa sembrare le mantidi quasi assorte in preghiera.

Le loro tecniche di caccia sono estremamente evolute, un misto di mimetismo, calcolo di precisione, e velocità tra le più elevate del mondo animale, e per di più questi insetti sono relativamente semplici da studiare e da allevare, entrando quindi nel mercato degli animali da compagnia, nelle arti marziali, e persino nei b-movie (e nei diorami di modellismo statico).

Le prede delle mantidi sono le più varie: praticamente qualsiasi invertebrato si muova entro il raggio della loro vista. Di recente, però, gli studiosi hanno fatto una nuova scoperta che per i non addetti ai lavori potrebbe strappare qualche brivido.

 

Prede volanti

Grazie all’incredibile velocità del primo paio di zampe, dette raptatorie, e alla capacità di giudicare distanza e angolo d’attacco necessari per colpire con la massima precisione, le mantidi sono in grado di catturare persino insetti volanti, e la loro proverbiale voracità si estende ai loro consanguinei: è noto infatti che durante l’accoppiamento la femmina decapita e divora il maschio.

Tuttavia osservazioni di campo in tutto il mondo hanno dimostrato che diverse specie di mantidi possono uccidere e mangiare piccoli uccelli. Il fenomeno era già noto, ma l’introduzione all’inizio del XX secolo di mantidi di grandi dimensioni negli USA come agenti di lotta biologica ha provocato un aumento della frequenza dei casi: introdurre un organismo in un ambiente privo di competitori o comunque che prima non lo comprendeva di solito porta conseguenze quasi sempre allarmanti. Così, le grandi mantidi si sono trovate negli USA nuove prede incapaci di difendersi: i colibrì. In un’analisi di 147 casi riportati in letteratura di predazione di uccelli da parte di mantidi, oltre il 70% di essi è segnalato negli USA a danno per lo più dei colibrì.

 

L’efficienza di un predatore

In realtà le mantidi, già di per sé temibili predatori, sono anche eccellenti opportuniste: segnalazioni di mantidi che attaccano e uccidono uccelli intrappolati nelle reti (usate per permettere l’inanellamento) sono già note in letteratura scientifica. In Nord America questi efficienti predatori invertebrati hanno imparato ad appostarsi sulle strutture artificiali costruite per nutrire e dissetare i colibrì.

Tuttavia, questo fenomeno non è nuovo nemmeno per gli USA: i primi casi di predazione di uccelli da parte di mantidi sono precedenti all’introduzione delle specie alloctone; peraltro questi nuovi sviluppi mettono ulteriormente in discussione la presunta utilità delle mantidi come strumento di lotta biologica, dato che esse in realtà costituiscono un pericolo mortale non solo per gli uccelli di piccole dimensioni, ma anche per molti insetti impollinatori.

Insomma, un’altra lezione sullo stesso argomento: gli animali sono estremamente adattabili ai nuovi ambienti modificati dagli umani, mentre in genere questi ultimi tendono a peccare di devastante ignoranza quando si tratta di gestire l’ambiente stesso.

Marco Signore
Marco Signore
Laureato a Napoli in Scienze Naturali, PhD all'Università di Bristol in paleobiologia con specializzazioni in morfologia e tafonomia, è nella divulgazione scientifica da quasi 20 anni, e lavora presso la Stazione Zoologica di Napoli "Anton Dohrn". Nel tempo libero si occupa anche di archeologia, oplologia, musica, e cultura e divulgazione ludica.
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