“Mai più esisterà un tale killer, uno squalo così mortale”: così scrivono i Manilla Road in una loro canzone intitolata Megalodon, e dedicata a quello che a tutt’oggi è lo squalo più grande mai esistito.
“Mai più esisterà un tale killer, uno squalo così mortale”: così scrivono i Manilla Road in una loro canzone intitolata Megalodon, e dedicata a quello che a tutt’oggi è lo squalo più grande mai esistito. Sedici metri (probabilmente) di muscoli e tendini, con denti di quasi 17 centimetri, triangolari come quelli di uno squalo bianco e finemente seghettati. I paleontologi non sono completamente d’accordo sull’attribuzione generica dell’animale, cioè se si tratta di un lamnide parente stretto dello squalo bianco, e quindi Carcharodon megalodon, oppure se si tratta di un otodontide, e quindi Carcharocles megalodon, pertanto l’animale viene spesso abbreviato in C. Megalodon.
Cacciatore di giganti del mare
Il megalodon era un cacciatore di grandi animali marini, diffuso in tutti gli oceani del globo, e i suoi resti si trovano comunemente anche in Italia meridionale (per esempio in Puglia e in Calabria); denti, principalmente – in genere degli squali fossili si ritrovano i denti, perché il resto dello scheletro è di solito cartilagineo e quindi risulta difficile da fossilizzare – ma anche vertebre, e i segni dei suoi morsi sulle prede. Non è infrequente infatti ritrovare vertebre o costole di grandi mammiferi marini come cetacei o sireni che riportano i profondi segni dei micidiali denti di questo enorme squalo. C. megalodon, tuttavia, è estinto, e non appartiene al mondo della criptozoologia, bensì solo a quello della paleontologia. I suoi fossili sono frequenti a partire dal tardo Oligocene (circa 28 milioni di anni fa), ma il più recente è datato ad oltre 1,5 milioni di anni fa, quindi il Megalodon si estinse nel Pleistocene. La cosa che fa notizia, pertanto, non è il ritrovamento di denti di questo animale (come detto, si tratta di ritrovamenti abbastanza frequenti), ma il persistere di miti riguardo la sua attuale esistenza: persino documentari scientifici seri continuano a darlo per vivente, nonostante l’assoluta mancanza di prove. Per quanto i suoi denti possano sembrare recenti al momento del ritrovamento, in realtà sono antichi: per di più, uno squalo predatore di 16 metri non può passare inosservato con i sistemi di sorveglianza che avvolgono il nostro pianeta, e certamente non può vivere l’intera vita negli abissi. Per quanto si tratti di un animale incredibile e spettacolare, C. megalodon appartiene al mondo del passato, e non ci sono prove di una sua sopravvivenza a tutt’oggi. Per citare di nuovo i Manilla Road, “il ciclo è completo, il suo destino è l’estinzione”.
[immagine di Marco Signore, American Museum of Natural History di Newy York]