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14 Mag 2014

Mostri dell’oceano primordiale

Marco Signore

Marco Signore
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Diversi studi degli ultimi mesi stanno dimostrando che gli antichi mari del Cambriano medio (intorno a 505 milioni di anni fa), popolati da animali che sembrano usciti da un film di fantascienza, erano ecologicamente ben più complessi ecologicamente di quanto pensassimo…

Quando, nei primi anni del XX secolo, il paleontologo Charles Walcott ritrovò uno strano fossile, simile ad una fetta di ananas, lo interpretò come un’antica medusa, e lo chiamò Peytoia. Walcott si trovava nella Columbia Britannica, in Canada, a studiare terreni del Cambriano medio (intorno a 505 milioni di anni fa). Ci vollero più di 50 anni per capire che quella strana medusa era la bocca di uno dei più feroci predatori marini mai esistiti: Anomalocaris. In seguito, si scoprirono diverse specie simili, e per qualche anno ancora questi straordinari animali, il cui aspetto sembra quello di una seppia incrociata con una mantide, furono considerati i superpredatori dei mari del Cambriano. La bocca era dotata di “denti” appuntiti, costruita su quattro piastre mobili capaci di fare a pezzi le prede, che venivano prima catturate ed infilzate con le lunghe ed affilate spine disposte sulle due “braccia” anteriori flessibili. I grandi occhi compositi del predatore permettevano di ricercare le possibili prede nel mondo crepuscolare dei mari cambriani.

 

Il primo animale capace di filtrare plancton

Diversi studi degli ultimi mesi stanno dimostrando che quegli antichi mari, popolati da animali che sembrano usciti da un film di fantascienza, erano ecologicamente ben più complessi di quanto pensassimo. Gli stessi radiodonti (il gruppo a cui appartiene Anomalocaris) non erano solo superpredatori, ma avevano tanti diversi adattamenti per nutrirsi. Anomalocaris, in particolare, non aveva una bocca costruita per fare a pezzi la preda, ma fatta per succhiare. E un altro genere di radiodonte, descritto qualche anno fa e da poco ristudiato, aveva un’incredibile nuovo adattamento – una vera novità per l’epoca. Questo animale chiamato Tamisiocaris, infatti, aveva modificato le spine delle sue “braccia”, rendendole più simili alle setole di una spazzola – o, se preferite, ai fanoni di una balena. Sì, Tamisiocaris è stato il primo animale capace di muoversi attivamente e di filtrare plancton. Questa scoperta ha gettato nuova luce sull’incredibile ecologia dei mari del Cambriano, e ha dimostrato che le reti alimentari marine erano praticamente complete fin quasi dall’inizio della comparsa degli animali pluricellulari, quella che viene definita “l’esplosione cambriana”. Le scoperte si susseguono, rivelando un mondo molto più complesso e interessante di quel che si pensava fino a poco tempo fa.

Marco Signore
Marco Signore
Laureato a Napoli in Scienze Naturali, PhD all'Università di Bristol in paleobiologia con specializzazioni in morfologia e tafonomia, è nella divulgazione scientifica da quasi 20 anni, e lavora presso la Stazione Zoologica di Napoli "Anton Dohrn". Nel tempo libero si occupa anche di archeologia, oplologia, musica, e cultura e divulgazione ludica.
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