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21 Mag 2020

Pattinare sul mare: impariamo dagli insetti

Marco Signore

Marco Signore
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È difficile trovare animali di maggior successo degli insetti. Questa classe di artropodi è diffusa praticamente ovunque, ed è in grado di adattarsi, con le sue migliaia di specie, a ogni ambiente sulla Terra: sono stati trovati insetti persino a migliaia di metri di altitudine, sospesi nelle correnti aeree. Gli insetti vivono sui ghiacci, nell’erba, sottoterra, e persino in laghi e fiumi; ed è davvero difficile definire quali adattamenti degli insetti siano più spettacolari o estremi. Anzi, pare che sia persino difficile definire quale ordine di insetti abbia il maggior numero di specie: esistono pubblicazioni scientifiche basate su modelli matematici che fanno a gara per incoronare il re di questa particolare classifica (considerate che conosciamo oltre un milione di specie di insetti ma ogni mese se ne scoprono di nuovi). Eppure, c’è un ambiente che gli insetti non sono praticamente mai riusciti a colonizzare: il mare.

L’ambiente marino è infatti virtualmente privo di insetti – con un’eccezione, basata su una forma davvero particolare, che avrete sicuramente visto almeno una volta nella vostra vita, se siete mai passati vicino a uno stagno o un laghetto: i pattinatori.

 

Le cimici pattinatrici

 

Alcune specie di cimici si sono specializzate per pattinare sulla superficie di stagni e specchi d’acqua dolce, sfruttando principalmente (ma non solo) il fenomeno della tensione superficiale dell’acqua.
Alla stessa famiglia di questi spettacolari animali appartiene l’unico genere di insetti che si sia mai avventurato con successo nelle acque del mare: Halobates.
La prima specie nota di questo insetto marino risale all’Eocene (circa 50 milioni di anni fa), ed è conosciuta grazie a fossili ritrovati a Bolca (Verona). Essendo l’unico insetto marino, Halobates è stato oggetto di diverse ricerche sin dalla sua prima descrizione, avvenuta nel XIX secolo. Ma un recente lavoro ha scoperto numerosi particolari della vita di questo spettacolare animale, particolari che potrebbero anche avere ricadute nell’industria dei nuovi materiali.

 

Come fluttuare sul mare

 

A differenza dei suoi simili nelle acque dolci, Halobates ha bisogno di soluzioni estreme per sopravvivere. I peli più piccoli che ricoprono il suo corpo hanno la forma di mazze da golf, e formano un’intercapedine che intrappola aria, una sorta di giubbotto salvagente che riporta a galla l’insetto se dovesse affondare; questi peli sono anche ricoperti da una speciale cera che li impermeabilizza, secreta dall’animale stesso. Quando Halobates è fermo, meno del 5% dell’animale tocca la superficie dell’acqua: il resto quasi “fluttua”; inoltre, quando inizia a pattinare, l’incredibile cimice marina raggiunge velocità di 400 m/s (per un confronto: Usain Bolt raggiunge 3 m/s). Infine, Halobates può usare le lunghe zampe per “darsi la carica” e saltare altissimo sulla superficie dell’acqua, o addirittura fare salti mortali, il tutto per scrollarsi di dosso le eventuali gocce d’acqua.
Il nuovo studio, pubblicato su Scientific Report, punta all’analisi delle caratteristiche dei piccoli peli di Halobates per sviluppare nuovi modelli di materiali idrorepellenti. Lo abbiamo già detto, ma mai abbastanza: c’è sempre da imparare dalla Natura.

Marco Signore
Marco Signore
Laureato a Napoli in Scienze Naturali, PhD all'Università di Bristol in paleobiologia con specializzazioni in morfologia e tafonomia, è nella divulgazione scientifica da quasi 20 anni, e lavora presso la Stazione Zoologica di Napoli "Anton Dohrn". Nel tempo libero si occupa anche di archeologia, oplologia, musica, e cultura e divulgazione ludica.
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