Gli appassionati di Jules Verne ricorderanno, in Viaggio al centro della Terra, le pagine che descrivono la mortale lotta tra un ittiosauro e un plesiosauro; il titanico scontro tra le tempestose onde del Mare Lidenbrock termina con la vittoria dell’ittiosauro. Quando Verne scrisse queste righe i rettili marini andavano molto di moda: era il 1864, e dodici anni prima al Crystal Palace di Londra erano state esposte raffigurazioni di questi affascinanti animali. Eppure, come per tante altre cose, forse Verne ci aveva visto giusto: forse gli ittiosauri erano ben più “pericolosi” di quanto si tenda a immaginare oggi.
Tutto quello che c’è da sapere sugli Ittiosauri
Questi “rettili-pesce”, tale è il significato del loro nome, sono comparsi nel Triassico, all’inizio dell’era Mesozoica, e sono stati molto studiati anche grazie a ritrovamenti eccezionali che hanno permesso una ricostruzione piuttosto precisa delle loro parti molli: oggi sappiamo che la colonna vertebrale scendeva verso il basso a formare una pinna caudale falcata, il cui lobo superiore era esclusivamente muscolare (il contrario di quanto avviene negli squali, in pratica).
Altri ritrovamenti hanno fornito prove dirette della viviparità di questi rettili marini: essendo strutturati come i cetacei attuali, non potevano più tornare sulla terraferma a deporre le uova, e quindi partorivano i piccoli in acqua. Anche l’alimentazione di molte specie di ittiosauri è stata dedotta in parte dalla forma dei denti e in parte da resti stomacali: le forme di taglia media sembra prediligessero cefalopodi. Immaginarli come delfini, in pratica, non è affatto un errore, e probabilmente occupavano una nicchia ecologica molto simile.
Superpredatori che dominano il mondo animale
Tra i delfini moderni ci sono i superpredatori marini per eccellenza: le orche. Un superpredatore è definito come un organismo che nella sua fase adulta si trova in cima alla sua catena alimentare, e che non teme altri predatori se non quelli più grandi appartenenti alla sua stessa specie. Per esempio, gli esseri umani sono considerati i superpredatori terrestri, perché grazie alla tecnologia e all’uso di attrezzi (nonché alla purtroppo catastrofica capacità di manipolare l’ambiente) non temono altri organismi se non conspecifici più aggressivi.
Dunque, chi erano i superpredatori dei mari triassici? Gli ittiosauri, con i loro denti strutturati per afferrare prede scivolose come pesci e calamari, potevano avere almeno un rappresentante capace di ambire al titolo di predatore dominante degli oceani? Grazie a un altro spettacolare fossile, forse abbiamo la risposta a questa domanda.
Ittiosauri come orche?
Un fossile cinese ha recentemente riaperto il dibattito: si tratta di un Guizhouichthyosaurus, un ittiosauro lungo circa 5 metri, il cui stomaco contiene i resti di uno Xinpusaurus, un talattosauro (altro rettile marino), lungo circa 4 metri. Durante lo studio dell’esemplare, è stato escluso che l’ittiosauro abbia semplicemente approfittato di una carcassa, e si ipotizza che gli ittiosauri utilizzassero lo stesso metodo di orche e coccodrilli per fare a pezzi le prede più grandi (essenzialmente scuotendo la testa tenendo in bocca parte della preda), metodo peraltro usato anche dai delfini, che invece non sono superpredatori. Tutte queste specie, infatti, hanno denti adatti ad afferrare, ma incapaci di tagliare, esattamente come per gli ittiosauri.
Nulla di nuovo sotto il mare, potremmo dire; ma d’altronde gli animali tendono a occupare sempre tutte le nicchie evolutive possibili, e non dovrebbe meravigliarci che gli ittiosauri potessero ambire a quella di superpredatore dei loro tempi.