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11 Giu 2019

Perché seguire la dieta mediterranea?

Tiziana Melillo

Tiziana Melillo
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Nonostante i noti benefici della dieta mediterranea, meno del 50% degli italiani la segue in modo corretto. Ma in cosa consiste la “dieta mediterranea”? È uno stile di vita che comprende non solo l’alimentazione tipica dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo, ma anche le tradizioni, le consuetudini e la convivialità legati all’alimentazione stessa.

Nonostante i noti benefici della dieta mediterranea, meno del 50% degli italiani la segue in modo corretto. Ma in cosa consiste la “dieta mediterranea”? È uno stile di vita che comprende non solo l’alimentazione tipica dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo, ma anche le tradizioni, le consuetudini e la convivialità legati all’alimentazione stessa.

 

La dieta mediterranea è basata anche sul concetto di sostenibilità, che consiste nel rispetto per l’ambiente e nella riduzione dello spreco alimentare, elementi che contribuiscono entrambi alla possibilità di vivere una vita sana in un ambiente sano e alla conservazione e protezione del territorio e delle tradizioni per le generazioni future.
L’alimentazione tipica del Mediterraneo presenta radici molto antiche e deriva dalla fusione di diverse tradizioni nell’arco dei secoli: tutte confluiscono nell’utilizzo di cereali, olio d’oliva e verdure come principali basi per ricette semplici e, allo stesso tempo, ricche di sapori.

 

Perché parliamo di dieta mediterranea in questa rubrica? Perché essa è universalmente riconosciuta come uno stile di vita in grado di ridurre il rischio di malattie cardiovascolari, diabete, obesità e tumori. È il principio ispiratore di tutte le linee guida – stilate da organizzazioni nazionali e internazionali – per una sana alimentazione e per la prevenzione di diverse patologie metaboliche.

 

I primi a proporre una correlazione tra alimentazione e rischio di malattie cardiovascolari furono due scienziati (e coniugi) americani, Margaret e Ancel Keys, che si trasferirono in un paese del Cilento negli anni ’50 e studiarono qui usi e comportamenti delle popolazioni mediterranee. Diedero, inoltre, inizio al “Seven Countries Study”: una lunga ricerca sviluppata in Italia, Finlandia, USA, Paesi Bassi, Grecia, Jugoslavia e Giappone, che fornì le prime prove scientifiche a favore della tesi secondo la quale l’alimentazione delle aree costiere del Mediterraneo è associata a un migliore stato di salute della popolazione rispetto a regioni che non fanno parte di quest’area.

 

Nel 2010 la dieta mediterranea è stata dichiarata patrimonio immateriale dell’umanità dall’UNESCO. Da un estratto delle linee guida:
“La Dieta Mediterranea racchiude in sé valori intangibili che possono essere declinati secondo i seguenti macro-temi, identificabili con i valori delle diete sostenibili:

  • sicurezza alimentare/salute, legato alla nutrizione, alla prevenzione delle malattie sociali e alla qualità dei prodotti agro-alimentari;
  • ambientale e paesaggistico, legato alla sostenibilità nell’utilizzo delle risorse, alla tutela del territorio, della biodiversità e degli ecosistemi;
  • socio-culturale, legato alla convivialità, alla cultura della tavola, alle tradizioni e abitudini di un territorio, agli stili di vita;
  • economico, legato all’accessibilità dei prodotti per tutti i consumatori”.

 

Ad oggi numerose sono le prove a favore del fatto che la dieta mediterranea possa ridurre il rischio cardiovascolare e la sindrome metabolica, se associata ad attività fisica moderata e costante. I documenti internazionali, e anche le “Linee guida per una sana alimentazione italiana”, stilate dall’INRAN-Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione nel 2003 e ancora attuali, sono basate sulla dieta mediterranea e comprendono una serie di comportamenti atti a ridurre la sedentarietà.

 

Cosa si mangia seguendo la dieta mediterranea? È un regime alimentare basato su un elevato consumo di frutta e verdura, di legumi, pesce, cereali integrali e olio di oliva, e su un moderato consumo di vino, carne (soprattutto rossa), insaccati e alimenti contenenti grassi saturi, come ad esempio formaggi, burro e altri grassi animali. Per la maggior parte sono cibi ricchi in fibra, vitamine, sali minerali e in numerosi composti con effetto protettivo verso le cosiddette “malattie del benessere”.

 

I moderni protocolli suggeriscono di fare attenzione anche alla quantità e alla distribuzione dei vari nutrienti durante ogni pasto, oltre alla qualità del cibo: l’introito energetico giornaliero deve infatti provenire per il 45-60% dai carboidrati, meglio se complessi, per il 20-35% dai grassi, privilegiando l’olio di oliva e riducendo al massimo i grassi saturi, e per il 10-15% da proteine, privilegiando quelle di origine vegetale e quelle provenienti da carni bianche o da pesce .

 

Abbiamo a disposizione un vero patrimonio di tradizioni, cultura, sapori, colori e condivisione. Perché non usufruirne?

 

Credits immagine: foto di Lukas Bieri da Pixabay

Tiziana Melillo
Tiziana Melillo
Laureata in Scienze Biologiche e specialista in Microbiologia e Virologia, ha inoltre conseguito un master in "Nutrizione personalizzata: basi molecolari e genetiche". Attualmente lavora come microbiologa nel Laboratorio Analisi dell'Ospedale Fatebenefratelli di Roma e insegna Microbiologia Clinica presso l'Università di Tor Vergata. Esercita anche attività privata di nutrizionista.
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