È stato dimostrato per la prima volta che la riduzione delle calorie consumate durante lo sviluppo di una neuropatia (patologia che coinvolge il sistema nervoso) allevia sensibilmente il dolore cronico sia in animali normali sia in animali con profilo metabolico simile a quello diabetico.
È stato dimostrato per la prima volta che la riduzione delle calorie consumate durante lo sviluppo di una neuropatia (patologia che coinvolge il sistema nervoso) allevia sensibilmente il dolore cronico sia in animali normali sia in animali con profilo metabolico simile a quello diabetico.
Il dolore neuropatico
Il dolore neuropatico è la conseguenza diretta di un danno o di una patologia legata al sistema nervoso. Questo tipo di dolore può essere definito centrale o periferico: nel primo caso colpisce il sistema nervoso centrale (cervello e midollo spinale), nel secondo quello periferico (l’insieme delle fibre nervose e dei gangli). Il meccanismo che dà origine al dolore neuropatico non è stato ancora chiaramente individuato. Secondo una delle ipotesi a riguardo, i nervi danneggiati diventerebbero ipereccitabili, alterando così il normale meccanismo che, attraverso le fibre nervose, trasmette gli stimoli avvertiti dalla periferia alle strutture del cervello che hanno il compito di percepire il dolore.
Sono numerose le condizioni che possono generare dolore neuropatico: ne sono esempi la neuropatia diabetica, la nevralgia post-erpetica (la quale si presenta dopo un’infezione da herpes zoster, conosciuto come il “fuoco di Sant’Antonio”), la nevralgia del trigemino, la neuropatia che può interessare i malati di tumore (dovuta al tumore stesso o alla chemioterapia) o i pazienti che sono affetti da ictus, sclerosi multipla, infezione da HIV, alcolismo, trauma con lesione nervosa o amputazione di un arto (sindrome dell’arto fantasma).
Combattere il dolore con la dieta
Un periodo limitato di dieta a ridotto apporto calorico è in grado di attivare meccanismi anti-infiammatori, riducendo e prevenendo la cronicizzazione del dolore neuropatico. Ad arrivare a questa conclusione, pubblicata sulla rivista PLoS ONE, è stato un team di ricerca dell’Istituto di Biologia Cellulare e Neurobiologia del Consiglio Nazionale delle Ricerche (IBCN-CNR) e della Fondazione Santa Lucia (IRCCS-Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico), in collaborazione con le Università di Chieti e Milano. Lo studio, finanziato dal Ministero della Salute nell’ambito dei progetti “Giovani Ricercatori” presso la Fondazione Santa Lucia, apre la strada a nuove strategie terapeutiche non farmacologiche, in alternativa o in supporto alle cure convenzionali.
Lo studio
“Nei nostri esperimenti abbiamo constatato che dopo un danno nervoso periferico al nervo sciatico, un regime dietetico con un ridotto apporto calorico giornaliero agisce come potente stimolo metabolico ed attivatore di un fondamentale meccanismo di sopravvivenza e ricambio cellulare, noto come autofagia (la cellula ingloba parti di sé danneggiate)”, ha spiegato Sara Marinelli del CNR-IBCN, coordinatrice del progetto. I ricercatori hanno evidenziato lo stesso recupero dal dolore neuropatico anche in animali che mostrano una bassa capacità di rinnovamento cellulare. “Questi animali con ridotta capacità di autofagia presentano alterazioni metaboliche di fondo di tipo diabetico che aggravano la condizione di neuropatia”, ha proseguito Roberto Coccurello del CNR-IBCN. “Ebbene, anche con queste complicanze, una limitazione delle calorie assunte può contrastare il decorso e l’intensità del dolore neuropatico, ristabilendo un equilibrio metabolico, riducendo i processi infiammatori e facilitando la rigenerazione nervosa attraverso la stimolazione dell’autofagia. Tutto ciò in assenza di manifesti effetti collaterali, come nel caso di ricorso continuato al solo approccio farmacologico. Si tratta di un risultato che apre la strada a una concreta e innovativa strategia terapeutica“. Grazie a questo studio, i ricercatori hanno raggiunto anche un altro obiettivo: “La condizione di lesione di un nervo periferico, che rappresenta di per sé una drastica alterazione dell’assetto metabolico dell’intero organismo, ci ha consentito di individuare dei marcatori biologici precoci del fenomeno, di grande utilità per valutare la prognosi della neuropatia”, hanno concluso Marinelli e Coccurello.
Un regime alimentare controllato può portare a uno stato di effettivo benessere? Cosa ci dice la scienza a riguardo? Potrete leggerlo nell’articolo di Laura Teodori e Luigi Campanella, “Alimentazione come terapia: dall’ipotesi all’evidenza scientifica”. Acquistatelo singolarmente o scaricate il numero completo di giugno 2016 di Sapere in cui è pubblicato.