Scoperti due geni che incidono sulle dimensioni dei pomodori. Modificandoli, potrebbe essere possibile ottenere pomodori molto più grandi di quelli attuali.
Quando gli esploratori spagnoli portarono i pomodori in Europa 500 anni fa, gli esemplari ottenuti nel Vecchio Mondo si presentavano già come più grandi rispetto ai loro omologhi selvatici americani (che erano delle dimensioni di un’oliva). Da anni, i ricercatori cercano di comprendere le basi genetiche che determinano la circonferenza dei frutti, in modo da poter aumentare le loro dimensioni.
Ora, un gruppo di scienziati del Cold Spring Harbor Laboratory, come si legge su Nature Genetics, potrebbe aver scoperto il segreto delle dimensioni del pomodoro studiando due ceppi mutanti insolitamente fecondi.
Le dimensioni dei frutti e le altre caratteristiche della pianta dipendono da cosa accade nella parte superiore della radice, in un tessuto chiamato meristema apicale. Qui, una sorta di cellule staminali (quindi non differenziate) si dividono moltiplicandosi ulteriormente o si specializzano diventando cellule di specifiche parti della pianta come i carpelli, foglie con funzione riproduttiva che costituiscono il gineceo. Gli scienziati hanno scoperto due geni che agiscono uno stimolando la produzione di staminali e uno rallentandola: una carenza di quest’ultimo gene, chiamato CLAVATA3, aumenta le dimensioni del frutto.
La proteina di questo gene richiede infatti una catena di tre molecole di zucchero per funzionare bene e accorciando questa catena è possibile avere frutti più grandi. I ricercatori sospettano che un analogo meccanismo valga anche per altre piante e che, in futuro, potrebbe essere possibile, per esempio, avere pannocchie con chicchi più voluminosi.