Skip to main content

12 Mag 2017

Contrordine: l’olfatto dei cani non è migliore di quello dell’uomo

Home News Mente & Cervello

Quando si tratta di olfatto, siamo stati portati a credere che gli animali battano l’uomo: non possiamo competere con i cani e i roditori, per esempio, alcuni tra i “nasi” migliori del mondo animale. In realtà, però, questo è solo un grande mito che è sopravvissuto negli ultimi 150 anni senza alcuna prova scientifica, secondo un nuovo studio di John McGann della Rutgers University di New Brunswic.

Quando si tratta di olfatto, siamo stati portati a credere che gli animali battano l’uomo: non possiamo competere con i cani e i roditori, per esempio, alcuni tra i “nasi” migliori del mondo animale. In realtà, però, questo è solo un grande mito che è sopravvissuto negli ultimi 150 anni senza alcuna prova scientifica, secondo un nuovo studio di John McGann della Rutgers University di New Brunswic.

Distinguiamo 1000 miliardi di odori

McGann ha studiato il sistema olfattivo negli ultimi 14 anni e ha trascorso l’ultimo anno a passare in rassegna la letteratura scientifica esistente sull’argomento. “Contrariamente a quanto si pensi, anche in ambiti scientifici, il senso dell’olfatto umano è stato ingiustamente sottovalutato: esso è altrettanto buono come quello di altri mammiferi come roditori e cani” spiega McGann nel suo articolo comparso sulla rivista Science. Gli esseri umani possono distinguere fino a forse 1000 miliardi di odori, molto più di quanto la “saggezza popolare” e perfino alcuni libri di psicologia concedano (in cui si parla, invece, di soli 10 mila odori diversi).

La dimensione non è tutto

Secondo McGann, uno dei responsabili di queste false credenze sarebbe Paul Broca, famoso chirurgo del cervello del XIX secolo, che sosteneva che l’essere umano possiene un sistema olfattivo povero e che era riuscito a influenzare con questo concetto anche Sigmund Freud, che poneva questa carenza alla base della suscettibilità verso certe malattie mentali.

Nel 1879, Broca affermava che il volume più piccolo dell’area olfattiva rispetto al resto del cervello significava che l’uomo non doveva contare sull’olfatto per sopravvivere, a differenza di cani e altri mammiferi, e quindi questo senso era meno acuto. In realtà “non c’è alcuna prova a sostegno della nozione che un bulbo olfattivo più grande si traduca in un aumento del senso dell’olfatto. L’olfatto dell’uomo è altrettanto buono come quello degli altri animali. I cani possono essere migliori degli esseri umani a discriminare le urine su un idrante antincendio e gli esseri umani possono essere migliori dei cani a discriminare gli odori di vino pregiato” aggiunge McGann.

Preferenze olfattive diverse

Studi recenti, precisa McGann, suggeriscono proprio che il bulbo olfattivo è un’eccezione rispetto alla regola che la dimensione della regione del cervello equivale all’ampiezza della capacità associata. Inoltre, ulteriori ricerche moderne indicano che una specie può, semplicemente, essere più sensibile nei confronti di diversi odori. Come ulteriore esempio, gli esseri umani sono più sensibili dei cani a un composto che si trova nella banana.

REDAZIONE
La Redazione del sito saperescienza.it è curata da Micaela Ranieri dal 2019, in precedenza hanno collaborato Stefano Pisani e Alessia Colaianni.
DELLO STESSO AUTORE

© 2024 Edizioni Dedalo. Tutti i diritti riservati. P.IVA 02507120729