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09 Gen 2017

Il cervello continua a crescere anche in età adulta

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Contrariamente a quanto si è pensato finora, il cervello continua a crescere anche in età adulta: in particolare si sviluppa l’area del riconoscimento dei volti.

Contrariamente a quanto si è pensato finora, il cervello continua a crescere anche in età adulta: in particolare si sviluppa l’area del riconoscimento dei volti.

Quello che si è creduto finora era che, a un certo punto della crescita, le connessioni del cervello umano diventano relativamente stabili. Uno studio dei tessiti cerebrali che governano il riconoscimento dei volti ha però permesso di scoprire che le cose non vanno esattamente così. Stando alle scoperte di Jesse Gomez e colleghi dell’Università di Stanford, pubblicate sulle riviste Science e Cerebral Cortex, in regioni microscopiche continua una crescita del cervello, che si accompagna anche a un cambiamento delle funzioni.

 

Una struttura cellulare speciale

Gli scienziati hanno esaminato una regione del cervello che consente di distinguere le facce dagli oggetti. Lo studio ha svelato che le regioni del cervello che riconoscono i volti hanno una composizione cellulare unica nel suo genere e che ospitano al proprio interno delle microscopiche strutture che cambiano, dall’adolescenza all’età adulta, rispecchiando il miglioramento della capacità delle persone di riconoscere le facce.

 

“All’inizio, quando si nasce, esistono tantissime connessioni cerebrali. Poi, nel corso del tempo, fino all’infanzia, queste vengono ridotte in numero e restano solo quelle che ‘servono’. Si pensava che non ci fossero successivamente ulteriori cambiamenti. Abbiamo invece dimostrato che quello che è rimasto dopo questa ‘potatura’ può essere usato ancora per crescere” ha spiegato Gomez.

 

Credit. Brianna Jeska

 

La crescita continua

Gli scienziati hanno esaminato i cervelli di 22 bambini (età compresa tra 5 e 12 anni) e 25 adulti (età da 22 a 28 anni) usando due tipi di risonanza magnetica per immagini, una che misura indirettamente l’attività cerebrale (risonanza funzionale) e una che misura la proporzione tra tessuto e acqua nel cervello (risonanza magnetica quantitativa). Questa scansione è stata usata per mostrare i cambiamenti nell’isolante grasso che circonda i lunghi cavi neuronali che connettono le regioni del cervello nel corso della vita di una persona. Oltre a evidenziare una differente attività nelle regioni del riconoscimento dei volti e degli oggetti, è anche emerso che un tessuto nella regione del riconoscimento dei visi cresceva durante lo sviluppo: questa crescita, contribuiva inoltre a differenziare i tessuti della regione del riconoscimento dei volti da quelli dell’area del riconoscimento degli oggetti.

 

Analisi microscopiche

Un’altra svolta, nella ricerca, è stato l’esame di quelle strutture cerebrali poste più in profondità, che non erano visibili con la risonanza magnetica per immagini. Il gruppo di Stanford ha allora collaborato con scienziati dell’Istituto di Neuroscienze di Julich, Germania, per esaminare piccole fettine di cervelli post-mortem. Questo ha permesso di arrivare alla struttura cellulare microscopica delle aree precedentemente scansionate con risonanza magnetica per immagini: le immagini microscopiche hanno permesso di definire la struttura cellulare unica delle aree che riconoscono i volti che, per esempio, è diversa da quelle delle regioni che riconoscono i luoghi.

 

[Immagine: credit Credit: Jesse Gomez and Kalanit Grill-Spector at the Vision and Perception Neuroscience Lab]

REDAZIONE
La Redazione del sito saperescienza.it è curata da Micaela Ranieri dal 2019, in precedenza hanno collaborato Stefano Pisani e Alessia Colaianni.
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