I lavoratori a tempo pieno che svolgono le loro attività da remoto, sono più felici e produttivi.
I lavoratori a tempo pieno che svolgono le loro attività da remoto, sono più felici e produttivi. Lo dice uno report della startup lavorativa TinyPulse, che ha sondato l’opinione di 509 lavoratori a tempo pieno in remoto negli Stati Uniti e ha analizzato dati che attingono a un bacino di circa 200 mila impiegati.
I lavoratori in remoto hanno valutato la loro felicità nello svolgere le proprie mansioni con un punteggio in una scala da 1 a 10 e mediamente hanno assegnato 8. Per chi lavorava in ufficio, il punteggio medio era invece di 7,42. Il divario si allargava se si chiedeva conto della percezione del valore del proprio lavoro: 7,75 contro 6,69. L’unica categoria di voto in cui i lavoratori in remoto risultavano con punteggi inferiori agli altri era quella del rapporto con i colleghi: 7,88 contro 8,47, soprattutto a causa degli effetti negativi della distanza sulla qualità dei legami interpersonali. Il rovescio della medaglia era che il 91 per cento dei lavoratori in remoto dichiara di essere più produttivo quando lavorava lontano dall’ufficio e, inoltre, la sensazione di appagamento del telelavoro sembrava crescere nel tempo: quelli che lavorano in remoto da 6-10 anni sono più felici di quelli che invece hanno iniziato solo da un anno. I lavoratori in remoto, infine, erano più felici se lavoravano meno di sette ore al giorno – ma per sette giorni – piuttosto che quando seguivano l’orario canonico (9-17) solo nei giorni feriali.
Sebbene lo studio possa mostrare qualche limite e conduca a risultati tutto sommato prevedibili, non è il primo che si occupa di una questione del genere e che arriva a queste conclusioni. Nel 2015, un esperimento gestito dalla Harvard University, infatti, ha trovato che le prestazioni dei lavoratori miglioravano in modo significativo, facendoli allontanare dalla sede del lavoro. Inoltre, i telelavoratori prendevano meno giorni di malattia e osservavano meno pause durante il giorno.