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16 Gen 2018

Combattere la fame compulsiva con la stimolazione cerebrale

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Attacchi di fame nervosa. Molti li hanno sperimentati ma solo in alcuni casi sono legati a una condizione patologica. Se si potesse controllare questo meccanismo per evitare gravi patologie? Scientific American ne ha parlato in un articolo dedicato al lavoro portato avanti dal neurochirurgo Casey Halpern della Stanford University e pubblicato su Proceedings of the National Accademy of Sciences nel dicembre scorso.

Attacchi di fame nervosa. Molti li hanno sperimentati ma solo in alcuni casi sono legati a una condizione patologica. Se si potesse controllare questo meccanismo per evitare gravi patologie? Scientific American ne ha parlato in un articolo dedicato al lavoro portato avanti dal neurochirurgo Casey Halpern della Stanford University e pubblicato su Proceedings of the National Accademy of Sciences nel dicembre scorso.

 

Comportamenti compulsivi

 

Esiste un sistema di ricompensa nel nostro cervello che impara tutte le azioni che possono produrre un effetto positivo come, ad esempio, ottenere cibo. Questo meccanismo rinforza il desiderio di procedere con quel determinato tipo di comportamento, facendoci percepire piacere ancora prima di compiere l’azione che ci condurrà alla ricompensa stessa. A volte questo sistema può generare impulsi patologici come quelli legati alle dipendenze. Il team di ricerca di Casey Halpern ha cercato di identificare lo stimolo compulsivo che scatta nel cervello per poter poi intervenire e bloccare la conseguente azione potenzialmente pericolosa.

 

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La firma

 

Per raggiungere questo ambizioso obiettivo, i ricercatori hanno adoperato una variazione della stimolazione cerebrale profonda diminuire i tremori nei pazienti affetti dal morbo di Parkinson. Questa tecnica, opportunamente modificata, si è mostrata promettente anche per la cura della depressione e dei disordini ossessivo-compulsivi. La sperimentazione ha ottenuto un discreto successo sui topi: inizialmente gli scienziati hanno ricercato un vero e proprio segno distintivo del desiderio impulsivo nel cervello delle cavie, per poi applicare la stimolazione quando necessario. La firma dello stimolo compulsivo si è rivelata essere un aumento nell’intervallo delle basse frequenze (detto “banda delta”) dell’attività delle onde cerebrali del nucleus accumbens, una regione che svolge un ruolo di rilievo nei circuiti di rinforzo di cui abbiamo parlato all’inizio dell’articolo. In seguito sono stati testati differenti tipi di stimolazione elettrica per interrompere il segnale: la stimolazione continua e manuale, rispetto a quella casuale, producevano gli effetti desiderati, diminuendo il consumo compulsivo di cibo ma anche mostrando controindicazioni nel comportamento assunto dagli animali.

 

Sperimentazione umana

 

È stato possibile confermare la presenza di questo segno distintivo anche in un paziente umano con un impianto per la stimolazione cerebrale profonda perché affetto da disturbo ossessivo-compulsivo. Questo studio si è rivelato promettente e applicabile in futuro solo a chi vive una situazione estremamente debilitante o che potrebbe portare alla morte legata a questo tipo di patologie. Inoltre questo è solo l’inizio infatti non è possibile discriminare differenti segnali del meccanismo di ricompensa: l’aumento del segnale identificato è dovuto alla fame nervosa, alla voglia di giocare una tranquilla partita a poker o al desiderio di bere un innocuo bicchiere di vino? Questo è solo il primissimo passo per la cura di comportamenti compulsivi e gravi dipendenze.

 

Esistono anche delle particolari macchine a cui delegare la propria forza di volontà. Scoprite di cosa si tratta leggendo l’articolo di Paolo Gallina “Le macchine anti-edonistiche”, nel numero di dicembre di Sapere.

REDAZIONE
La Redazione del sito saperescienza.it è curata da Micaela Ranieri dal 2019, in precedenza hanno collaborato Stefano Pisani e Alessia Colaianni.

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