Vincere in una competizione non sarebbe sempre un bene. Anzi, potrebbe incoraggiare un comportamento disonesto.
Vincere in una competizione non sarebbe sempre un bene. Anzi, potrebbe incoraggiare un comportamento disonesto. A sostenerlo, un nuovo studio israeliano della Ben Gurion University pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences. Secondo gli scienziati Amos Schurr e Ilana Ritov, che lavora presso la Hebrew University, sarebbe il confronto sociale che anima le competizioni, che tende a far prevalere un vincitore sugli altri, a portare, successivamente, sulla strada della disonestà. Questa particolare mentalità basata sull’agonismo del singolo contro tutti, infatti, si oppone al ragionamento, più di tipo collettivo, che prefigura il raggiungimento di un obiettivo con la contemporanea concessione che ci possano essere diversi vincitori, e non uno soltanto.
Gli studiosi hanno verificato le loro ipotesi sottoponendo un gruppo di studenti a test basati su alcuni giochi, prima di dadi e poi con il popolare Trivial Pursuit. “Vincere una mano – ha commentato Schurr – generava un comportamento poco etico, nello specifico la sottrazione indebita di denaro, in una successiva occasione non correlata al gioco”. Secondo i ricercatori, l’aver vinto su altri produceva nel vincitore una intima convinzione di meritare qualcosa in più, rispetto a quelli che aveva battuto, e questo lo rendeva più propenso ad assumere comportamenti poco corretti successivamente.