Una fuga di gas ha causato un’esplosione all’interno di Vector, il Centro di virologia e biotecnologie che si trova a Koltsovo, nella regione di Novosibirsk, in Siberia. Nonostante ci sia stata una sola vittima, un dipendente ustionato, questo incidente sta turbando la comunità scientifica mondiale, perché nei laboratori in questione sono custodi di campioni di virus letali, tra cui il vaiolo. Attualmente sembra non esserci pericolo reale di diffusione ma l’evento potrebbe riportare alla luce il dibattito sull’opportunità di distruggere o no queste riserve.
Una fuga di gas ha causato un’esplosione all’interno di Vector, il Centro di virologia e biotecnologie che si trova a Koltsovo, nella regione di Novosibirsk, in Siberia. Nonostante ci sia stata una sola vittima, un dipendente ustionato, questo incidente sta turbando la comunità scientifica mondiale, perché nei laboratori in questione sono custodi di campioni di virus letali, tra cui il vaiolo. Attualmente sembra non esserci pericolo reale di diffusione ma l’evento potrebbe riportare alla luce il dibattito sull’opportunità di distruggere o no queste riserve.
Cos’è Vector?
Vector è un centro di ricerca siberiano che si occupa di virologia e biotecnologia. Nato in epoca sovietica, per lo studio di armi biologiche segrete, è ora uno dei principali riferimenti per la ricerca medica. I suoi laboratori sono particolarmente famosi poiché insieme ai Centers for Disease Control and Prevention (CDC) di Atlanta, negli Stati Uniti, conservano campioni di virus letali come il vaiolo, Ebola e l’antrace. Vi chiederete quale sia il motivo per cui mantenere in un deposito materiale così pericoloso. La questione è complessa ed è stata già discussa dalla comunità scientifica.
Perché conservare campioni di virus mortali?
Il vaiolo è stato ufficialmente eradicato nel 1979, grazie a una campagna globale di vaccinazione. Allora perché conservare dei campioni? Avere a disposizione dei lotti di questo virus permette agli scienziati di sviluppare farmaci, vaccini e tecniche diagnostiche più efficaci nel caso la malattia dovesse ricomparire; permette anche di esaminare gli effetti del virus sul sistema immunitario umano, fornendo spunti di indagine per la cura di altre patologie. Ma il fantasma del possibile impiego di questi campioni per armi batteriologiche continua a incombere. Come riporta un articolo del sito web di Nature del 2011, dopo l’eradicazione del vaiolo, l’Organizzazione Mondiale della Sanità riuscì a raggiungere velocemente il consenso per distruggere i virus che si trovavano nei diversi laboratori, per eliminare il rischio di rilascio accidentale. Lo si sarebbe dovuto fare entro il 1993. Infatti, dal 1984, le riserve di 74 laboratori sono state distrutte o trasferite nei due depositi autorizzati dall’OMS: i Centers for Disease Control and Prevention (CDC) di Atlanta e Vector, il Centro di virologia e biotecnologie di Koltsovo.
La scelta di cancellare quegli ultimi resti è sempre stata rimandata, nonostante l’esistenza di moderne tecnologie di biologia di sintesi, che renderebbero possibile la produzione del virus in laboratorio, impiegando le informazioni e i protocolli a disposizione di tutti. È una decisione difficile che l’OMS continua a procrastinare in cerca di una soluzione che sia accettata da tutti i paesi. Se le nazioni che hanno vissuto il dramma del virus più recentemente, come Africa e Asia, temono un ritorno della malattia e vorrebbero che i campioni fossero eliminati, Stati Uniti e Russia premono affinché il virus sia conservato a scopo difensivo, guidati dalla minaccia del terrorismo.
Attualmente i due centri sono controllati dall’OMS ogni due anni.
L’incidente nel laboratorio in ristrutturazione
Lo scorso lunedì, il 16 settembre 2019, un incendio è divampato al quinto piano dell’edificio che ospita il laboratorio, un’area in fase di ristrutturazione. Le fiamme hanno interessato 30 metri quadrati di superficie, ferendo con ustioni di terzo grado un solo dipendente. Come riferito da un articolo del The Guardian, le autorità russe affermano che la stanza in cui si è verificata l’esplosione non conteneva sostanze a rischio biologico e che non ci sono stati danni alla struttura. Il sindaco di Kosovo ha anche dichiarato che il laboratorio in quel momento non conteneva campioni di virus proprio perché in ristrutturazione.
Ad ogni modo non è la prima volta che Vector è protagonista della cronaca: nel 2004 una ricercatrice è morta per essersi accidentalmente punta con un ago infettato con il virus Ebola e focolai di antrace sono stati causati dai programmi per lo sviluppo di armi sovietiche negli anni Settanta.
Se oggi possiamo parlare del vaiolo come di una malattia del passato è grazie ai vaccini. Barbara Mognetti ci spiega perché nell’articolo “Il vaccino: l’arma vincente per prevenire le malattie infettive”, pubblicato nel numero di ottobre 2017 di Sapere.
Credits immagine: foto di Darko Stojanovic da Pixabay