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16 Dic 2014

L’addomesticamento ha portato mutazioni genetiche deleterie nel cavallo

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Venire addomesticato non sembra essere stato un buon affare per il cavallo. Secondo un nuovo studio, infatti, durante il processo di addomesticamento da parte dell’uomo, l’animale avrebbe accumulato un elevato numero di mutazioni genetiche deleterie. 

Venire addomesticato non sembra essere stato un buon affare per il cavallo. Secondo un nuovo studio, infatti, durante il processo di addomesticamento da parte dell’uomo, l’animale avrebbe accumulato un elevato numero di mutazioni genetiche deleterie. Inoltre, svela la ricerca di Mikkel Schubert e colleghi dell’Università di Copenaghen, il cavallo avrebbe cambiato anche il suo modo di muoversi, la fisiologia e le sue capacità cognitive. Lo studio pubblicato sulla rivista Pnas è stato comunque limitato dalla mancanza di specie equine attuali strettamente correlate con gli antichi cavalli selvatici. Gli scienziati hanno sequenziato genomi di antichi cavalli russi risalenti a un periodo compreso tra 16mila e 43mila anni fa (i cavalli sono stati addomesticati circa 5.500 anni fa). Gli autori della ricerca hanno confrontato questi genomi con quelli di cinque razze di cavalli moderni addomesticate e con il cavallo di Przewalski, la sola specie vivente di cavallo selvatico. I risultati hanno mostrato che le razze moderne addomesticate derivano molto probabilmente dalle antiche popolazioni di cavalli più del cavallo selvatico e, inoltre, che durante il processo di addomesticamento sono stati favoriti geni legati a muscoli, arti, articolazioni e allo sviluppo del sistema cardiaco, in un modo che riflette adattamenti fisici finalizzati all’uso umano. Infine, sono cambiati anche geni legati al comportamento sociale, alla risposta alla paura e alla capacità di apprendimento e sono state sviluppate numerose mutazioni genetiche deleterie, probabilmente a causa degli accoppiamenti tra consanguinei.

REDAZIONE
La Redazione del sito saperescienza.it è curata da Micaela Ranieri dal 2019, in precedenza hanno collaborato Stefano Pisani e Alessia Colaianni.
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