L’uomo moderno ha proporzioni della mano molto simili a quelle dell’ultimo antenato comune tra lo scimpanzé e l’uomo.
L’uomo moderno ha proporzioni della mano molto simili a quelle dell’ultimo antenato comune tra lo scimpanzé e l’uomo. I risultati dello studio pubblicato su Nature Communications indicano che la struttura della mano umana moderna è in gran parte primitiva e non è dunque il risultato di pressione selettiva in un contesto di fabbricazione di utensili di pietra.
Le mani umane mostrano un rapporto abbastanza grande tra la lunghezza del pollice e quella delle altre dita. Questo tratto anatomico, oltre a essere quello che più distingue il genere umano dalle scimmie, è spesso invocato come una delle ragioni del successo della nostra specie. Tuttavia, ci sono teorie discordanti su come la mano dell’uomo si sia evoluta nel tempo.
Sergio Almécija e colleghi della Stony Brook University di Stony Brook, New York, hanno misurato le proporzioni della mano degli esseri umani, quelle di scimmie viventi (e fossili) e quelle di fossili di antenati umani, tra cui Ardipithecus ramidus e Australopithecus sediba, al fine di comprendere l’evoluzione graduale a cui è andata incontro la mano. I risultati mostrano, nell’ambito dell’evoluzione, un recente allungamento delle dita negli scimpanzé e negli oranghi e relativamente piccoli cambiamenti tra esseri umani, antenati umani e gorilla. Queste conclusioni sostengono l’ipotesi che il grande rapporto tra la lunghezza del pollice e quella delle altre dita della mano umana è stato acquisito in contemporanea con altre creature antropomorfe altamente abili.