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10 Ott 2018

Ricostruire la storia dell’uomo seguendo gli steroli fecali

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È possibile raccontare l’evoluzione della presenza dell’uomo sul pianeta seguendo l’accumulo in suoli e sedimenti di steroli fecali, importanti composti chimici della fisiologia umana. Scienziati dell’Università Ca’ Foscari Venezia e dell’Istituto per la Dinamica dei Processi Ambientali del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-IDPA) hanno identificato e datato tracce di steroli nei sedimenti di due laghi neozelandesi, riuscendo a provare la presenza dei Maori che, a partire dal 1280 circa, colonizzarono le due isole oceaniche, disboscandole nel giro di pochi decenni, per fare spazio a campi e pascoli. Lo studio è stato appena pubblicato sulla rivista Scientific Reports.

È possibile raccontare l’evoluzione della presenza dell’uomo sul pianeta seguendo l’accumulo in suoli e sedimenti di steroli fecali, importanti composti chimici della fisiologia umana. Scienziati dell’Università Ca’ Foscari Venezia e dell’Istituto per la Dinamica dei Processi Ambientali del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-IDPA) hanno identificato e datato tracce di steroli nei sedimenti di due laghi neozelandesi, riuscendo a provare la presenza dei Maori che, a partire dal 1280 circa, colonizzarono le due isole oceaniche, disboscandole nel giro di pochi decenni, per fare spazio a campi e pascoli. Lo studio è stato appena pubblicato sulla rivista Scientific Reports.

 

La ricerca

 

Le analisi sono state condotte nei laboratori di Venezia su carote di sedimento prelevate nei laghi Diamond e Kirkpatrick, situati nell’Isola del Sud della Nuova Zelanda. Analizzando microparticelle di carbone e pollini erano già stati trovati indizi di incendi boschivi eccezionali e del cambiamento repentino del paesaggio neozelandese nel corso del XIV secolo, quando la foresta lasciò spazio a prati e arbusti in modo rapido e senza precedenti. Evidenze archeologiche e paleoecologiche attribuiscono con certezza il disboscamento ai Maori, ma questo nuovo studio aggiunge la prova scientifica definitiva del loro arrivo nell’area e dell’impatto enorme che un gruppo di pochi individui ebbe in un tempo molto breve sulla foresta nativa, tanto da comprometterla irreversibilmente. Inoltre, la ricerca dimostra la validità del metodo sperimentato dai ricercatori italiani per ricostruire la storia della presenza umana in una data regione.
Come già accennato, gli scienziati hanno impiegato steroli fecali e vegetali come indicatori delle attività umane e altri composti chimici, carbone e pollini come traccianti di fuoco e cambiamenti della vegetazione. I dati ricavati hanno permesso la ricostruzione dello sfruttamento del territorio nel corso dell’ultimo millennio.

 

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I laghi, archivi dell’evoluzione del paesaggio

 

“I laghi raccolgono e depositano sui loro fondali tracce delle feci delle popolazioni che hanno vissuto nei dintorni – ha spiegato Elena Argiriadis, postdoc al Dipartimento di scienze ambientali, informatica e statistica di Ca’ Foscari, tra gli autori dello studio – offrendo una registrazione continua nei secoli della presenza umana. La concentrazione di coprostanolo, lo sterolo più abbondante nelle feci umane, ha un andamento che ricalca quello dei biomarcatori relativi agli incendi, con un picco tra il 1345 e il 1365 circa, e coerente con la profonda trasformazione ambientale subìta dalla Nuova Zelanda con l’arrivo dei Maori”.

 

DaveMcWethy Carotaggio Credits DanielSchmidt

 

Dave McWethy, tra gli autori del lavoro, mentre lavora su campo. Credits: Daniel Schmidt

 

Un valido strumento per chiarire la storia degli insediamenti umani

 

“Questa ricerca fa parte di una serie di studi sull’impatto nella storia e nella preistoria dell’uomo sull’ambiente e sul clima, analizzando biomarcatori presenti in archivi di ghiaccio o sedimenti estratti in tutto il pianeta (progetto Early Human Impact, finanziato dallo European Research Council)”, ha precisato Carlo Barbante, professore di Chimica analitica a Ca’ Foscari e direttore CNR-IDPA. “Le tracce delle deiezioni umane raccontano anche dell’arrivo sull’isola meridionale della Nuova Zelanda degli europei, a partire dal 1800. La crescita esponenziale nella concentrazione di steroli fecali testimonia fedelmente il rapido aumento di popolazione nell’area dall’inizio del diciannovesimo secolo ai giorni nostri. Il metodo potrà ora essere applicato ai sedimenti lacustri e ai suoli di aree in cui la storia degli insediamenti umani non è così chiara e netta come nel caso neozelandese, contribuendo a mappare gli spostamenti delle popolazioni nel tempo”.
La ricerca è stata realizzata in collaborazione con scienziati della Montana State University, dello U.S. Geological Survey, Geosciences and Environmental Change Science Center, del centro neozelandese Landcare Research e dell’Università di Auckland.

 

Lo studio del passato è necessario per progettare un futuro migliore. Per approfondire questo tema acquistate e leggete l’articolo di Michele Brunetti e Maurizio Maugieri, “Ricostruzioni climatiche in Italia”, pubblicato nel numero di ottobre 2015 di Sapere.

REDAZIONE
La Redazione del sito saperescienza.it è curata da Micaela Ranieri dal 2019, in precedenza hanno collaborato Stefano Pisani e Alessia Colaianni.
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