Secondo un gruppo di scienziati tedeschi, alcuni denti fossili rinvenuti 9,7 milioni di anni fa potrebbero rivoluzionare le nostre conoscenze in fatto di evoluzione umana.
Secondo un gruppo di scienziati tedeschi, alcuni denti fossili rinvenuti 9,7 milioni di anni fa potrebbero rivoluzionare le nostre conoscenze in fatto di evoluzione umana.
Provenienti da quello che in passato era un letto del fiume Reno, nei pressi della città di Eppelsheim a sud di Francoforte, i denti sarebbero simili a quelli di Lucy (Australopithecus afarensis) e Ardi (Ardipithecus ramidus), scheletri rinvenuti in Etiopia, risalenti a cira 3 milioni di anni fa e che attualmente sono considerati anelli di congiunzione tra la scimmia e l’uomo.
La particolarità è che questi reperti non somigliano a quelli di altre specie che si trovano in Europa o in Asia, il che fa ritornare in auge l’ipotesi delle origini non africane dell’uomo.
L’area di Eppelsheim offre numerosi fossili sin dal 1829, quando furono ritrovati i primi resti fossili si scimmie. Dal 2001, sono state scoperte 25 nuove specie. I denti ritrovati attualmente sarebbero non solo simili a quelli di Lucy, ma addirittura di cinque milioni di anni più vecchi. I denti sono stati trovati accanto a resti di una specie estinta di cavallo, che ha aiutato gli archeologi nella datazione. “E’ un grandissimo colpo di fortuna, ma anche un grandissimo mistero, che potrebbe costringerci a riscrivere la storia dell’umanità” ha commentato il direttore del Museo di Storia Naturale di Mainz, Herbert Lutz, presentando la scoperta.
I nuovi fossili vanno ad aumentare il corpus di prove che che vedrebbero le “grandi scimmie” girovagare per l’Europa già milioni di anni fa, anche se al momento non ci sono conferme della presenza di ominidi nel continente in quel periodo. Al momento la scienza dice infatti che gli umani moderni si sono evoluti in Africa orientale tra i 400.000 e 200.000 anni fa, e poi, circa 70mila anni fa, hanno cominciato la loro “diaspora” nel resto del mondo.