È pugliese il fossile di dolicosauro, una lucertola marina vissuta nel Cretaceo, studiato da un team di paleontologi australiani e italiani. I risultati della ricerca sono stati pubblicati nelle pagine della rivista scientifica Royal Society Open Science e l’animale è stato battezzato con un nome che per molti di voi sarà facile ricordare: Primitivus manduriensis, proprio come il vino rosso della regione che ha preservato i resti dell’antico rettile.
È pugliese il fossile di dolicosauro, una lucertola marina vissuta nel Cretaceo, studiato da un team di paleontologi australiani e italiani. I risultati della ricerca sono stati pubblicati nelle pagine della rivista scientifica Royal Society Open Science e l’animale è stato battezzato con un nome che per molti di voi sarà facile ricordare: Primitivus manduriensis, proprio come il vino rosso della regione che ha preservato i resti dell’antico rettile.
Una lucertola di circa 70 milioni di anni fa
Il fossile è stato ritrovato vicino a Nardò, in provincia di Lecce, in una località famosa per i calcari fossiliferi, ricchi di resti di pesci vissuti in un lontanissimo passato. Si tratta di un rettile marino appartenente al gruppo più esteso dei dolicosauridi, lontani parenti dei mosasauridi e dei più conosciuti serpenti. Questi animali erano piccoli, con un corpo lungo, somiglianti a lucertole con collo e coda allungati. Gli arti superiori e inferiori avevano la forma di pale, per poter nuotare ma anche per muoversi sulla terraferma.
Fino a oggi gli scienziati avevano ipotizzato che i dolicosauridi si fossero estinti 10 milioni di anni prima rispetto alla datazione del fossile, che risale a circa 70 milioni di anni fa. Il Primitivus manduriensis potrebbe essere un relitto, una forma di lucertola che è sopravvissuta in contemporanea ai mososauri i quali, in quel momento, erano i dominatori del regno acquatico.
Un fossile ben conservato
Il campione era parte di una unità geologica informale – chiamata “Calcari di Melissano” – del Cenomaniano-Maastrichtiano, età che racchiudono il Cretaceo superiore, corrispondenti a un intervallo di tempo compreso tra 100 e 66 milioni di anni fa. Questa roccia si è formata in un’area che presentava acque basse, nella laguna interna di quella che era la piattaforma carbonatica pugliese. In questo ambiente – così diverso da quello che possiamo osservare oggi – la lucertola marina è morta, è stata successivamente ricoperta dal sedimento e, fortunatamente, acque agitate o predatori in cerca di carcasse da spolpare non hanno disturbato il suo sonno eterno. Questo ci ha permesso di analizzare oggi un campione eccezionalmente ben conservato, con muscoli, cartilagini, pelle e intestini. Le indagini svolte con il microscopio elettronico a scansione (SEM), le immagini realizzate con le radiazioni ultraviolette e il trattamento statistico dei dati hanno consentito ai ricercatori di studiare origine, evoluzione e aspetto di questa specie.
Uno strano nome per questo antico rettile
Alla specie fossile è stato dato il nome Primitivus manduriensis, proprio come il Primitivo di Manduria, un vino DOC (Denominazione di Origine Controllata) pugliese che, probabilmente, avrà rinfrancato i paleontologi nelle lunghe giornate passate sotto il sole, alla ricerca di queste rare istantanee provenienti da un mondo remoto.
L’acqua custodisce tesori che attendono solo di essere scoperti. Ne parla Emanuele Lodolo nel suo articolo “Vestigia sommerse”, pubblicato nel numero di agosto 2017 di Sapere.
Immagine di copertina: ricostruzione del Primitivus manduriensis nel suo ambiente realizzata da Fabio Manucci. Credits: Fabio Manucci/Ilaria Paparella, Alessandro Palci, Umberto Nicosia, Michael W. Caldwell, A new fossil marine lizard with soft tissues from the Late Cretaceous of southern Italy. R. Soc. open sci. 2018 5 172411; DOI: 10.1098/rsos.172411