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18 Giu 2021

Zibettone, l’odore del selvatico e ferino

Giorgio Rizzo

Giorgio Rizzo
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L’industria cosmetica e dei profumi conserva gelosamente i suoi segreti e difficilmente svela la ricetta della fragranza perfetta. Spesso, l’origine delle componenti usate è poco ortodossa o, quanto meno, non convenzionale.

 

Il profumo dello zibetto

Uno degli esempi più rappresentativi è lo zibettone, o civettone, un componente che si ottiene dalla secrezione grassa di specifiche ghiandole genitali dello Zibetto africano (Civettictis civetta), un curioso animale appartenente alla famiglia dei Viverridi. Si tratta di un grande gatto selvatico pesante fino a 4,5 kg, lungo circa 1 metro e dotato di una folta coda. Negli anni è stato più volte spostato nella grande famiglia dei carnivori, includendolo ora tra i felini, ora tra i canidi a causa dell’aspetto misto dell’animale che ricorda un felino per il corpo, ma un canide per il muso.

 

Odore di muschio selvatico

Gli zibetti sono animali tipici della zona asiatico-indiana, caratterizzati da due ghiandole perianali che trasudano continuamente una sostanza cerosa arancione che contiene lo scatolo, una molecola nota per il suo poco attraente odore di sterco. Sapientemente mescolata ad altre sostanze oleose, la secrezione assume un intenso e penetrante odore di muschio e di animale selvatico e, insieme all’ambergris di cui abbiamo già raccontato, viene considerato il più potente fissativo dei profumi.
Noto fin dai tempi più antichi dalle imperatrici cinesi che avevano l’abitudine di spalmare questo grasso lungo le pareti dei palazzi celesti, è giunto prima in India, dove i carpentieri lo mescolavano alla malta per costruire le abitazioni reali che ancora oggi esalano un intenso odore muschiato, poi in Grecia e infine in Arabia. Qui gli vennero attribuite notevoli proprietà medicinali, prima tra tutte il potente effetto afrodisiaco per gli uomini, e fertilizzante per le donne.
La diffusione in Europa è da attribuire agli esploratori italiani, tra cui Antonio Usodimare, un genovese che nel dicembre del 1455 esportò questa sostanza dai nativi del fiume Gambia. Il veneziano Niccolò de’ Conti la importò invece dall’Etiopia. L’importazione di massa avvenne ad opera dei portoghesi, tramite le loro colonie indiane a Goa.
Lo zibettone assurse a una tale importanza che soltanto re e imperatori potevano permettersene il consumo. Il costo per ogni grammo arrivò a circa tre volte il valore di uno schiavo. In breve, i più grandi personaggi storici come Enrico VIII, papa Leone X, Francesco I di Francia e Giovanni III di Portogallo acquistarono zibetti addomesticati.

 

Com’è fatto lo zibettone?

Secreto come un potente richiamo sessuale di entrambi i sessi, lo zibettone viene rilasciato per sfregamento dei genitali sulla base di tronchi e arbusti, dove viene pazientemente recuperato. La raccolta, effettutata due volte al giorno, può fruttare fino a 4 grammi per individuo alla settimana. La secrezione è una miscela complessa di chetoni ciclici a lunga catena, di cui il più rappresentativo è lo zibettone – cis-9-cicloeptadecenone – accompagnato da molecole come il ciclopentadecanone, cicloesadecanone, cicloeptadecanone, 6-cis-cicloeptadecanone e piccole aliquote di indolo e scatolo, sostanze che conferiscono l’odore fecale alla sostanza pura.
Oggi, l’allevamento intensivo degli zibetti è molto ridotto per questioni etiche ed è rimpiazzato dalla sintesi di composti chimici analoghi, ma è stato il fissativo usato dalla casa Chanel per creare nel 1921 l’intramontabile profumo Chanel N. 5 fino al 1998.
Chissà se Marylin Monroe, quando raccontava di andare a letto vestita di sole due gocce di Chanel N.5, sapeva davvero cosa stesse indossando.

Giorgio Rizzo
Giorgio Rizzo
Giorgio, laureatosi in Chimica con specializzazione magistrale in Chimica dei Sistemi Molecolari, oggi frequenta la scuola di Dottorato in Scienze Chimiche e Molecolari presso l’Università di Bari.

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