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20 Ott 2014

A che punto siamo con la digitalizzazione della cultura?

Paolo Magaudda

Paolo Magaudda
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Uno degli aspetti dirompenti di Internet e dei dispositivi mobili è che queste tecnologie stanno modificando le nostre abitudini di consumo di vari contenuti culturali come la musica, i film, i libri o i giornali quotidiani. Nell’arco dell’ultimo decennio il processo di digitalizzazione di questi contenuti è andato maturando e si è assistito a una trasformazione degli “oggetti fisici” – un disco di vinile o un libro di carta – in flussi di dati immateriali da scaricare attraverso la Rete. Ma a che punto siamo, oggi in Italia, con il processo di digitalizzazione dei contenuti culturali?

Uno degli aspetti dirompenti di Internet e dei dispositivi mobili è che queste tecnologie stanno modificando le nostre abitudini di consumo di vari contenuti culturali come la musica, i film, i libri o i giornali quotidiani. Nell’arco dell’ultimo decennio il processo di digitalizzazione di questi contenuti è andato maturando e si è assistito a una trasformazione degli “oggetti fisici” – un disco di vinile o un libro di carta – in flussi di dati immateriali da scaricare attraverso la Rete. Ma a che punto siamo, oggi in Italia, con il processo di digitalizzazione dei contenuti culturali?

 
La musica, il settore più digitalizzato

Senza dubbio il settore culturale in cui la digitalizzazione è oggi in uno stadio più avanzato è quello della musica, grazie sia alla diffusione dei software di file sharing, sia al successo ottenuto dai lettori mp3 come l’iPod. Negli Stati Uniti le vendite di musica digitale sono iniziate solo nel 2003 e già nel 2008 il fatturato dei contenuti digitali ammontava a ben un terzo dell’intero mercato musicale; negli Usa nel 2011 la musica digitale ha addirittura sorpassato in vendite quella in supporti fisici, diventando la voce principale del bilancio delle aziende discografiche. L’Italia, pur essendo rimasta attardata, nel 2013 ha comunque raggiunto un buon livello di digitalizzazione: i canali di vendita digitali incidevano già per circa un terzo sugli introiti totali del settore discografico.

 

Il ritardo di libri digitali ed ebook

Il mondo della stampa e dei libri ha invece iniziato a trasformarsi con più lentezza rispetto a quello della musica. Solo a partire dal 2007, con il successo dei primi lettori digitali portatili (come il Kindle di Amazon, introdotto in quell’anno), gli ebook hanno iniziato a moltiplicarsi, ancora una volta in modo più rapido negli Usa, dove i libri digitali hanno conquistato fette significative del mercato: già nel 2011 sul sito di Amazon (che ha da poco lanciato una nuova offerta “rivoluzionaria” considerata in un recente articolo di Tecnoconsumi) le vendite di ebook hanno superato quelle del tradizionale formato dei paperback cartacei. In Italia, tuttavia, gli ebook devono ancora diventare un fenomeno significativo: nel 2013 il fatturato prodotto da questo settore assommava ad appena il 3 per cento dell’intero mercato editoriale.

 

Quotidiani digitali: il 2014 anno di svolta?

Cosa succede invece ai giornali quotidiani digitali? A fronte di una crisi dei lettori delle edizioni cartacee, che si protrae da alcuni anni, in Italia il 2014 si presenta come un anno di svolta per le edizioni digitali dei quotidiani. Non solo è stato avviato, già alla fine del 2013, un sistema di monitoraggio affidabile delle vendite digitali, ma varie testate hanno raggiunto livelli di digitalizzazione significativi: gli abbonamenti digitali del Il Sole24Ore hanno superato le vendite in formato cartaceo, mentre quotidiani di larga diffusione come La Repubblica e Il Corriere della Sera hanno raggiunto quote di “digitale” intorno al 20 per cento rispetto al totale delle vendite.

 

Siamo a metà strada: quali implicazioni?

Osservando la cultura digitalizzata nel suo complesso, possiamo senza dubbio affermare che il processo di digitalizzazione dei contenuti culturali si trova ormai più o meno a metà strada: alcuni paesi sono più avanti (certamente gli Usa), altri più indietro (tra cui l’Italia); alcuni settori culturali hanno porzioni maggiori di digitale (la musica) mentre altri devono ancora veramente “ingranare” (i libri). In ogni caso, sembra giunto il momento di iniziare a interrogarci sulle implicazioni che questa trasformazione – da oggetti culturali fisici in flussi immateriali di dati – produce sulla nostra esperienza di cittadini e consumatori. 

Paolo Magaudda
Paolo Magaudda
Sociologo dell'Università di Padova, dove si occupa del rapporto tra tecnoscienza, cultura e società, ed è segretario nazionale di STS Italia, la società scientifica che promuove lo studio sociale della scienza e della tecnologia.
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