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19 Gen 2016

Stormi che cambiano… le aziende

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Mi è capitato di vedere poco tempo fa, proprio a Milano, emergere nel cielo una figura nera e minacciosa appena prima del tramonto. Guardando meglio, erano migliaia di uccelli, che disegnavano forme sempre nuove danzando all’unisono. Un fenomeno ipnotizzante, quasi incredibile. Qual è l’obiettivo di questo comportamento? Come funziona questo sincronismo perfetto?

Mi è capitato di vedere poco tempo fa, proprio a Milano, emergere nel cielo una figura nera e minacciosa appena prima del tramonto. Guardando meglio, erano migliaia di uccelli, che disegnavano forme sempre nuove danzando all’unisono. Un fenomeno ipnotizzante, quasi incredibile. Qual è l’obiettivo di questo comportamento? Come funziona questo sincronismo perfetto?

 

Mentre nel passato si pensava alla materializzazione del volere degli dèi o a fantasiose forme di telepatia, recenti ricerche sul campo (che hanno mappato il volo di ogni uccello) e l’applicazione di nuove teorie scientifiche (come la teoria della complessità) hanno finalmente gettato un po’ di luce su questo fenomeno e fornito indicazioni convincenti.

Il motivo alla base di questo fenomeno è essenzialmente quello della sopravvivenza: il cielo è un contesto difficile, dove possono esistere predatori, correnti d’aria, ostacoli, fonti di cibo. La natura ha disegnato un comportamento perfettamente razionale per agire in questo contesto: stando in gruppo gli uccelli hanno maggiori probabilità di sopravvivenza piuttosto che agendo singolarmente.

 

Perché lo stormo si comporta così?

Il comportamento complessivo dello stormo di uccelli nasce dalla somma dei comportamenti dei singoli, senza un preventivo accordo e senza un leader riconosciuto che possa guidarli. Ogni uccello segue poche semplici regole: vola nella stessa direzione dei suoi vicini, stando attento a non urtarli, e non ha nessuna cognizione della struttura globale del gruppo. E’ dimostrato che ogni uccello ha un limite cognitivo che gli consente di entrare in relazione e recepire segnali da un massimo di altri 7 uccelli. Questo numero di connessioni è importante, perché, come emerge dalla teoria della complessità, troppe poche connessioni porterebbero il sistema a essere fermo e rigido (uno stormo che non riesce a cambiare direzione), mentre troppe lo renderebbero caotico e anarchico (non uno stormo ma un insieme disordinato di uccelli).

 

L’effetto “Chorus line”

Tutte le decisioni del gruppo avvengono tramite un meccanismo di amplificazione di una fluttuazione locale. Ogni uccello che sta ai bordi del gruppo e percepisce una minaccia o una opportunità si muove in una direzione diversa: se gli uccelli limitrofi lo seguono il movimento si amplifica e coinvolge tutto il gruppo, altrimenti l’uccello rischia di rimanere isolato e si riallinea al gruppo. Quello che vediamo è quindi il risultato di tante piccole mutazioni locali, alcune delle quali guidano il movimento complessivo dello stormo. Per capire come tutto possa accadere così velocemente occorre inoltre considerare alcune caratteristiche peculiari degli uccelli: il tempo di reazione di un uomo è di circa 200 millisecondi, quello di un uccello è di 40 millisecondi, mentre grazie all’anticipazione delle fluttuazioni che stanno arrivando (lo chiamano effetto Chorus line) il tempo di reazione dello stormo è di soli 15 millisecondi. Questo coordinamento decentralizzato, basato sull’applicazione scrupolosa di regole di comportamento locali, è un fenomeno chiamato autorganizzazione. Lo stormo è quindi un tipico caso di comportamento collettivo autorganizzato, che agisce indipendentemente dal numero di componenti dello stormo, che può arrivare a oscurare letteralmente il cielo.

 

Gli stormi e le aziende

Riflettendo su questa meraviglia della Natura, penso che alcuni insegnamenti possano essere applicati anche al nostro modo di organizzare e gestire le aziende. Certo, l’uomo è cognitivamente molto più complesso di un uccello e il contesto competitivo è un cielo molto turbolento, ma esistono molte analogie con il comportamento di uno stormo.

Un sistema autorganizzato è estremamente reattivo. La velocità con cui un sistema a rete si adatta ai cambiamenti del contesto è enormemente superiore rispetto a quanto può fare un sistema centralizzato, che deve prima ricevere un segnale, rielaborarlo e ritrasmetterlo per causare una reazione. In questo periodo di distruzione digitale, dove la capacità di cambiare velocemente è il fattore critico per la sopravvivenza delle imprese, questa caratteristica diventa una risorsa fondamentale.

Anche senza gerarchia le azioni si allineano verso un obiettivo comune. Questa è la convinzione principale di chi gestisce una azienda: il bisogno di manager e capi per coordinare il lavoro degli altri e assicurarsi che vengano perseguiti gli obiettivi aziendali. In realtà la mancanza di un leader riconosciuto non impedisce di avere una direzione, anche senza capi formali un sistema collettivo è in grado di organizzarsi per raggiungere i propri obiettivi. Raggiunge questo risultato non perché forzato da imposizioni esterne, ma perché è nell’interesse dei singoli operare in sinergia verso un fine comune.

Chi guida il cambiamento deve trovarsi sulla frontiera dell’azienda. Gli uccelli non hanno leader gerarchici e sono tutti uguali, ma assumono ruoli diversi: sono gli uccelli all’esterno del gruppo quelli che percepiscono i cambiamenti del contesto e imprimono il movimento, mentre quelli in mezzo al gruppo seguono pedissequamente gli altri. La guida del cambiamento deve stare quindi sulla frontiera dell’organizzazione, dove c’è il contatto con i clienti, non dietro una porta chiusa di una sede centrale.

La capacità più importante è quella di farsi seguire. Un uccello che reagisce ai cambiamenti del contesto cambiando direzione, se non viene seguito dagli altri si stacca dallo stormo ed è più vulnerabile. Le aziende devono creare le condizioni perché chi propone il cambiamento non rimanga un pazzo inascoltato, ma possa essere un leader. Per queste persone è chiave la capacità di comunicare, condividere, trainare gli altri con il proprio esempio.

Senza la giusta dose di comunicazione non c’è cambiamento. Come esiste un numero di connessioni che ogni uccello ha all’interno dello stormo per coordinarsi, così anche nelle aziende esiste un numero ottimale di connessioni: sotto quel numero si rischia che i cambiamenti locali siano inascoltati, sopra un certo livello c’è solo rumore. Connettere le persone all’interno di una azienda è quindi fondamentale, ma il flusso di comunicazioni non deve diventare eccessivo, perché altrimenti i segnali non vengono processati correttamente, si perdono, e il sistema diventa instabile e non indirizzabile. Mentre per gli uccelli questo numero è 7, per gli uomini potrebbe essere il famoso numero di Dunbar, solitamente approssimato a 150, che rappresenta il numero massimo di relazioni sociali che un individuo può mantenere.

La semplicità delle regole genera velocità e adattamento. Le sovrastrutture organizzative, la burocrazia, le regole interne, tutto ciò che è complicato genera lentezza e rigidità. Come succede all’interno di uno stormo, poche regole di comportamento e processi semplici e snelli sono la chiave per essere più flessibili e adattabili. La natura funziona con poche regole molto chiare, così dovrebbero fare anche le nostre organizzazioni.

In questo periodo di forte cambiamento, e di ripensamento delle basi del management, penso che tornare alla semplicità, prendendo spunto dalla natura, sia una strategia molto efficace. Così facendo, cos’altro potremmo scoprire?

 

Marco Mazzucco

Digital Transformation Advisor & Chief Innovation Officer WebScience

REDAZIONE
La Redazione del sito saperescienza.it è curata da Micaela Ranieri dal 2019, in precedenza hanno collaborato Stefano Pisani e Alessia Colaianni.
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