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26 Ott 2021

Come proteggere il patrimonio culturale da eventi climatici estremi

Alessandra Bonazza

Alessandra Bonazza
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Gli effetti principali del cambiamento climatico sono ampiamente noti, ma non ancora riconosciuti e studiati in modo esauriente per quanto riguarda gli impatti sui beni culturali. Siti archeologici, complessi monumentali, paesaggio, collezioni nei musei, ma anche tradizioni e antiche tecniche di costruzione rappresentano la nostra identità, ci collegano all’eredità del passato e sono una risorsa insostituibile per il futuro.

 

Uno strumento di predizione dei rischi

La piattaforma WebGIS – realizzata nell’ambito dei due progetti Interreg Central Europe denominati ProteCHt2save e STRENCH – nasce con l’obiettivo di fornire uno strumento di supporto alle autorità e agli enti pubblici e privati nella salvaguardia e nella gestione dei beni culturali in Europa, per proteggerli da eventi climatici estremi quali piogge intense, alluvioni e prolungati periodi di siccità.
Questa piattaforma si basa sul concetto di rischio, che implica l’esistenza di una sorgente di pericolo, e sulle possibilità che ne consegua un danno. L’analisi dell’esposizione e della vulnerabilità del settore minacciato dal pericolo è quindi necessaria.
WebGIS permette di visualizzare e scaricare in modo interattivo mappe di pericolosità con risoluzione spaziale di circa 12 chilometri, basate su dati forniti da modelli climatici regionali e da servizi satellitari del programma Copernicus. Prevede inoltre l’utilizzo di indici per valutare la pericolosità di eventi estremi legati a variazioni di temperatura e precipitazione, come ad esempio R20mm (numero di giorni nell’anno con precipitazione superiore o uguale 20 millimetri) e R5xday (valore massimo mensile di precipitazione in 5 giorni consecutivi).
La piattaforma fornisce infine una metodologia per la valutazione della vulnerabilità a scala locale, calcolata sulla base di un’accurata identificazione di elementi critici, fisici e gestionali, del bene in oggetto. È possibile fare valutazioni del rischio in Europa e nel Bacino del Mediterraneo a breve (2021-2050) e a lungo termine (2071-2100).

 

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Mappa riferita alla proiezione nel lontano futuro (2071-2100) dell’indice climatico Rx5day, ipotizzando lo scenario pessimistico RCP 8.5.

 

Il rischio in Italia e le strategie da attuare

L’analisi fatta mostra che in Italia c’è un elevato rischio nel lontano futuro (2071-2100) per i siti archeologici lungo la costa adriatica e per il patrimonio diffuso dell’arco alpino, per effetto dell’aumento della frequenza e dell’intensità degli eventi estremi di precipitazione.
Sono state inoltre messe a punto strategie di evacuazione in emergenza specifiche per la protezione dei beni, da attuare in caso di inondazioni o di incendi dovuti a prolungati periodi di siccità. Successivamente queste sono state testate con simulazioni sul campo, in collaborazione con la Protezione civile e i Vigili del fuoco, in siti culturali dimostrativi, fra cui la piazza della Cattedrale di Ferrara, mettendo in luce come la preparazione all’emergenza risulti essere l’azione cruciale nella gestione dei siti a rischio.

 

 

Immagine di copertina: un’esercitazione (preparazione ad allagamento per piogge intense) fatta nella piazza della Cattedrale di Ferrara.

Alessandra Bonazza
Alessandra Bonazza
Alessandra Bonazza è primo ricercatore presso l’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-ISAC), dove è responsabile dell’Area di ricerca “Impatti su Ambiente, Beni Culturali e Salute Umana”, e coordinatore dei Progetti Interreg Central Europe ProteCHt2save e STRENCH.

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