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05 Dic 2015

Finis terrae

Alina Polonia

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Le aspirazioni dell’uomo a una vita comoda, ricca e soddisfacente si scontrano con la consapevolezza che le risorse del nostro Pianeta non sono illimitate e devono necessariamente tenere in considerazione lo stato del Sistema Terra e delle sue complesse interconnessioni.

Le aspirazioni dell’uomo a una vita comoda, ricca e soddisfacente si scontrano con la consapevolezza che le risorse del nostro Pianeta non sono illimitate e devono necessariamente tenere in considerazione lo stato del Sistema Terra e delle sue complesse interconnessioni. La globalizzazione ha modificato la nostra percezione del mondo: tutto sembra più piccolo e disponibile: per questo è fondamentale sentirsi parte di una comunità globale anche nella gestione equa, sostenibile e possibilmente lungimirante delle risorse naturali.

Gli obiettivi di sviluppo sostenibile

Durante un summit delle Nazioni Unite dello scorso settembre, la comunità politica internazionale ha identificato 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile per la società e i suoi bisogni più urgenti, tracciando così delle linee guida per i prossimi 15 anni. Metà di questi obiettivi sono intimamente legati alle Scienze della Terra e includono temi come il cambiamento climatico, gli oceani, le risorse idriche, la salute degli ecosistemi, la degradazione dei suoli e la desertificazione. I primi destinatari di queste raccomandazioni sono chiaramente i rappresentanti politici, ma molta enfasi è stata messa sulla necessità di progredire nella conoscenza scientifica dell’ambiente, che deve guidare ogni scelta che abbia conseguenze su questi delicati processi. Il politico italiano che ha recentemente derubricato le ricerche geologiche a hobby, ha quindi un motivo in più per cambiare idea, e realizzare che la conoscenza geologica del territorio può fornire indicazioni fondamentali per una sua corretta gestione e rimediare a situazioni spesso generate dall’ignoranza o dal malaffare.

 

La conoscenza non è solo un costo

Il punto che forse risulta oscuro ai nostri politici, come dimostra il continuo taglio delle risorse dedicate alla ricerca scientifica, è che la conoscenza non è solo un costo. Si è stimato che l’inquinamento atmosferico provochi a livello mondiale tra 1,8 e 4,8 milioni di morti premature ogni anno, con impatti pesantissimi per la sanità pubblica. Dal 2004, da quando cioè la deforestazione si è ridotta, la qualità dell’aria è migliorata. Un esempio eclatante viene dalla Cina, dove dal 1999 il governo ha finanziato il più grande progetto di ri-vegetazione attiva mai tentato al mondo. I risultati sono sorprendenti. Le immagini satellitari mostrano chiaramente che il ripristino della vegetazione ha favorito la stabilizzazione del suolo, la quantità di sedimenti erosi è diminuita a livelli prossimi a quelli di un millennio fa e sono migliorate le condizioni di vita nelle zone rurali.

Sostenibilità e scelte

L’evoluzione del territorio e delle società è governata da processi estremamente dinamici, quindi la sostenibilità non può e non deve negare il cambiamento ma piuttosto guidare le nostre scelte affinché i tassi di consumo delle risorse siano compatibili con quelli della loro rigenerazione. Le risorse della Terra sono finite, e noi non ne siamo consapevoli, come dimostra il fatto che dall’inizio della civiltà il numero degli alberi sul nostro pianeta si è ridotto della metà e continua a diminuire a tassi vertiginosi: stiamo tagliando il ramo sul quale siamo seduti. Forse è meglio cominciare a rendersene conto.

Alina Polonia
Alina Polonia
Geologa e ricercatrice presso l'Istituto di Scienze Marine (ISMAR-CNR) di Bologna dove si occupa di geologia marina. I suoi interessi principali sono lo studio dei margini continentali e la geologia dei terremoti sottomarini.
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