E’ di questi giorni la notizia del ritrovamento in Argentina di un grosso meteorite ferroso di circa 30 tonnellate, che ha preso il nome dalla vicina località di Gancedo. L’aspetto più interessante, è che la storia di questo ritrovamento risale a molti anni fa, quando nel 1576 il governatore della provincia del Nord Argentina inviò dei militari alla ricerca di una massa enorme di ferro, in una zona che i nativi chiamavano Campo del Cielo, e che coltivavano come miniera di ferro.
E’ di questi giorni la notizia del ritrovamento in Argentina di un grosso meteorite ferroso di circa 30 tonnellate, che ha preso il nome dalla vicina località di Gancedo. Potrebbe essere il secondo per grandezza mai ritrovato sulla Terra, ma in questo caso la cosa ha veramente poca importanza. Il meteorite di Gancedo, infatti, è solo uno dei numerosissimi frammenti di un corpo cosmico di dimensioni molto maggiori che si è frammentato in atmosfera e ha colpito la Terra intorno a 4000 anni fa.
Il Campo del Cielo
L’aspetto più interessante, è che la storia di questo ritrovamento risale a molti anni fa, quando nel 1576 il governatore della provincia del Nord Argentina inviò dei militari alla ricerca di una massa enorme di ferro, in una zona che i nativi chiamavano Campo del Cielo, e che coltivavano come miniera di ferro. Seguì un rapporto molto dettagliato dei militari, ma furono necessari ancora molti anni, fino a quest’ultimo ritrovamento, per riconoscere la vera natura del fenomeno. Nella definizione “Campo del Cielo” sta la corretta ricostruzione dell’evento, basata verosimilmente sulla narrazione tramandata nel tempo da testimoni oculari, che ha assunto la forma di un mito, o come tale è stato percepito dai primi esploratori occidentali.
La pericolosità (sottovalutata) degli impatti extraterrestri
Mentre l’osservazione scientifica della Natura ha migliorato la nostra capacità di interpretare correttamente fenomeni naturali che hanno tempi di ricorrenza molto più lunghi di una singola vita umana, è probabilmente peggiorata la sensibilità collettiva nel percepirne l’importanza e la pericolosità. E’ questo sicuramente il caso degli impatti extraterrestri sul nostro Pianeta, che hanno conseguenze potenzialmente catastrofiche. Anche se siamo tutti convinti che l’estinzione dei dinosauri sia stata causata da un grande asteroide che ha colpito la Terra 65 milioni di anni fa, e che il rischio di questi fenomeni è reale e può avere conseguenze globali, facciamo poco per scongiurarlo. Il quadro che sta emergendo tra gli studiosi di questi fenomeni, una comunità molto variegata che va dagli astronomi ai geologi e include storici e archeologi, è che stiamo molto sottostimando il pericolo, anche perché il riconoscimento e la datazione di impatti storici e preistorici su un bersaglio in perenne mutamento come la superficie terrestre è impresa molto difficoltosa.
Sembra quindi esservi una certa riluttanza a prendere seriamente in considerazione il rischio legato ad impatti extraterrestri, se è vero che a fronte dell’individuazione di almeno una dozzina di crateri sulle terre emerse negli ultimi 5000 anni (molti di più se consideriamo i crateri invisibili in mare e le esplosioni in atmosfera che non producono alcun cratere), gli studi sugli impatti non sono in nessun paese una priorità scientifica, e sono lasciati molto spesso all’iniziativa di piccoli gruppi di ricerca largamente sottofinanziati. Viene da chiedersi quanti siano i “Campi del Cielo” ancora da scoprire e cosa ci possono dire sulla reale frequenza e sulle conseguenze ambientali di questi fenomeni sulla Terra.