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24 Mag 2014

I terremoti… causati dall’uomo

Alina Polonia

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È stato di recente pubblicato il rapporto della commissione Ichese (International Commission on Hydrocarbon Exploration and Seismicity in the Emilia Region), istituita nel 2012 per valutare possibili relazioni tra la sequenza sismica emiliana del maggio 2012 e le attività di sfruttamento e stoccaggio di idrocarburi nelle zone colpite dal terremoto.

È stato di recente pubblicato il rapporto della commissione Ichese (International Commission on Hydrocarbon Exploration and Seismicity in the Emilia Region), istituita nel 2012 per valutare possibili relazioni tra la sequenza sismica emiliana del maggio 2012 e le attività di sfruttamento e stoccaggio di idrocarburi nelle zone colpite dal terremoto. Pur trattandosi di una materia complessa, la commissione ha fornito un quadro sufficientemente chiaro delle conoscenze tecnico-scientifiche attualmente disponibili sull’argomento, affermando nelle conclusioni che: “non può essere escluso che le azioni combinate di estrazione ed iniezione di fluidi in una regione tettonicamente attiva possano aver contribuito alla attivazione di un sistema di faglie che aveva già accumulato un sensibile carico tettonico e che stava per raggiungere le condizioni necessarie a produrre un terremoto”. La relazione specifica infine, che le attività effettuate nella Concessione di Mirandola (campo di Cavone) possono aver contribuito a innescare la sequenza sismica.

 

Un rischio riconosciuto

Estraendo dal, o immettendo fluidi nel, sottosuolo è possibile modificare le proprietà meccaniche delle rocce e, in particolare, l’attrito tra i vari blocchi nel sottosuolo: in questo modo si favorisce o inibisce il loro scivolamento reciproco e, quindi, i terremoti. È sufficientemente documentato che l’attività estrattiva può causare terremoti di modesta magnitudo in zone asismiche e innescare eventi sismici maggiori in zone sismicamente attive. Sebbene la commissione Ichese abbia chiarito che nel caso emiliano sono necessarie altre indagini per escludere o confermare l’ipotesi di un legame causale tra attività antropiche e sisma, è proprio quest’ ultimo scenario che è stato dichiarato possibile nel caso della sequenza del 2012.  Si tratta di un grande passo in avanti in un Paese come il nostro in cui molti scienziati si sono affrettati a gettare acqua sul fuoco delle polemiche all’indomani delle forti scosse del Maggio 2012 anziché approfondire l’ampia letteratura internazionale prodotta in questi anni e applicare le metodologie di indagine maturate a livello mondiale al caso specifico dell’Emilia.

 
Pianura Padana, un’area delicata

La Pianura Padana, una delle zone più popolose e produttive dell’Europa, si trova su un sistema di strutture tettoniche molto importanti, che rappresentano il limite tra la placca Africana a Sud ed Europea a Nord. I movimenti reciproci tra queste placche sono il motore principale che continuerà a produrre il lento accumulo di energia sismica lungo tutta la catena Appenninica. Alla luce di quanto accaduto, e in presenza di legami ben documentati tra lo sfruttamento dei giacimenti di idrocarburi e la sismicità, sembrerebbe saggio monitorare in dettaglio il fenomeno, limitare attività potenzialmente pericolose e controllare le attività produttive che possano avere, anche solo in linea teorica, conseguenze così pesanti sul territorio.

Alina Polonia
Alina Polonia
Geologa e ricercatrice presso l'Istituto di Scienze Marine (ISMAR-CNR) di Bologna dove si occupa di geologia marina. I suoi interessi principali sono lo studio dei margini continentali e la geologia dei terremoti sottomarini.
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