I ghiacciai sembrano immobili e silenziosi, ma quando iniziano a fondere mettono in moto forze poderose che producono effetti importanti sull’ambiente. Già dai primi studi sulle avanzate e gli arretramenti dei fronti glaciali nelle varie ere geologiche, è emerso chiaramente il loro importante ruolo nel modellare il paesaggio e regolare il livello del mare. A questi effetti, ormai noti, si aggiunge una nuova e interessante scoperta: un particolare rumore potrebbe essere responsabile del declino delle foche dei fiordi in cui i ghiacciai si sono ritirati.
I ghiacciai sembrano immobili e silenziosi, ma quando iniziano a fondere mettono in moto forze poderose che producono effetti importanti sull’ambiente. Già dai primi studi sulle avanzate e gli arretramenti dei fronti glaciali nelle varie ere geologiche, è emerso chiaramente il loro importante ruolo nel modellare il paesaggio e regolare il livello del mare. A questi effetti, ormai noti, si aggiunge una nuova e interessante scoperta. Un gruppo di ricercatori americani ha utilizzato microfoni subacquei per ascoltare e registrare il rumore ambientale in alcuni fiordi ghiacciati in Alaska e in Antartide. Si è potuto così constatare che lo scioglimento del ghiaccio provoca suoni molto suggestivi e intensi. Questo, pare avvenga per la liberazione dell’aria intrappolata nel ghiaccio sotto forma di bolle in pressione che vengono espulse lungo vie di fuga come fratture o discontinuità.
Un pianoforte… subacqueo
I suoni raccolti dai sensori subacquei, rivelano come il livello acustico nelle zone dove i ghiacciai incontrano il mare è il più alto in assoluto rispetto a tutti gli ambienti oceanici, superiore persino al rumore assordante di un mare in tempesta. Questa specie di concerto persiste per tutto l’anno, con picchi che possono raggiungere i 120 decibel di intensità, e frequenze comprese tra 1 e 3 kHz, più o meno le ottave più alte di un pianoforte. Gli esperimenti suggeriscono che il rumore non è causato dalle bolle d’aria che si muovono nella colonna d’acqua una volta espulse dal ghiaccio, ma si genera nel momento in cui le bolle d’aria, rimaste intrappolate nel ghiaccio per migliaia di anni, si liberano e riacquistano la loro forma sferica.
Monitorare lo scioglimento dei ghiacci
Le implicazioni di questi studi sono importanti. Il rumore ambientale nei fiordi ghiacciati diventa un mezzo di osservazione per studiare i processi attivi al confine tra ghiaccio e oceano, che rappresenta un limite fisicamente e biologicamente dinamico, sensibile sia al flusso dei ghiacciai che della circolazione oceanica. Questa interfaccia è capace di registrare cambiamenti climatici a una scala temporale sufficientemente breve da poter essere osservata con la strumentazione disponibile. Gli scienziati dunque sperano di poter monitorare i tassi di scioglimento dei ghiacciai e del livello del mare attraverso la registrazione acustica del rumore prodotto naturalmente dalle bolle che si espandono dal ghiaccio.
Il rumore e il declino delle foche
I livelli elevati di rumore potrebbero essere all’origine anche dell’alterato comportamento dei mammiferi marini nelle baie ghiacciate. Questo spiegherebbe per esempio perché le popolazioni di foche siano in declino nei fiordi dove i ghiacciai si sono già ritirati sulla terraferma. Infatti, senza la copertura acustica fornita dal frastuono indotto dalle bolle del ghiaccio, le foche sono molto più facilmente individuabili dai loro predatori naturali, le orche, che sono guidate dall’udito per cacciare.