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12 Mar 2015

L’isola che non c’era

Alina Polonia

Alina Polonia
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Il 20 dicembre 2014, dopo 5 anni di quiescenza, il vulcano sottomarino Hunga Ha’apai, nell’arcipelago di Tonga, ha ripreso l’attività eruttiva generando una colonna di cenere e lapilli alta diversi chilometri, e dando vita a una nuova isola.

Il 20 dicembre 2014, dopo 5 anni di quiescenza, il vulcano sottomarino Hunga Ha’apai, nell’arcipelago di Tonga, ha ripreso l’attività eruttiva generando una colonna di cenere e lapilli alta diversi chilometri, e dando vita a una nuova isola. L’enorme volume di ceneri scagliate in aria nell’arco di tre giorni ha creato una nuovo pezzo di terra emersa, largo un chilometro e lungo due, che si eleva dall’acqua di circa 100 metri. Il vulcano, che già in passato aveva creato nuove isole oceaniche, ha dato luogo a esplosioni ripetute con grandi emissioni di cenere, lapilli e bombe. L’ analisi della sequenza di immagini satellitari dell’evento ha permesso di stimare che i pennacchi di cenere del vulcano sono saliti fino a un’altezza compresa tra i 2 e i 5 chilometri, e questo ha causato la deviazione di numerose rotte aeree. La gran parte delle ceneri scagliate in aria non ha raggiunto altezze così grandi a causa del loro peso e della notevole umidità, e sono ricadute molto vicino alla base del vulcano, dove si sono stratificate favorendo la nascita della nuova isola. 

 

L’isola resisterà?

L’arcipelago di Tonga, composto da circa 170 isole, è situato sulla cintura di fuoco dell’Oceano Pacifico e si forma in corrispondenza della subduzione tra la placca Pacifica e quella Indo-Australiana, che avviene a tassi piuttosto elevati di circa 5,5-7,5 centimetri all’anno. Questo provoca una intensa attività sismica e vulcanica, con fenomeni di tipo parossistico di dimensioni imponenti.
Non si sa quanto la nuova isola potrà resistere alle forze disgregatrici dell’oceano, perché è formata da scorie vulcaniche meccanicamente molto deboli; se l’eruzione non dovesse riprendere potrebbe venire completamente erosa dalle correnti e dalle maree nell’arco di pochi mesi.

 

L’Isola Fernandea italiana

Farebbe la stessa fine che è toccata alla nostra Isola Ferdinandea che nel 1831 emerse improvvisamente dalle acque del Canale di Sicilia a seguito di un eruzione vulcanica sottomarina, fino a formare una superficie di circa 4 chilometri² e circa 65 metri di altezza, nella zona tra Sciacca e Pantelleria. La nascita dell’isola fu annunciata da una serie di fenomeni collegati, quali una intensa sismicità e l’emissione di gas e fluidi ad alta temperatura che provocarono morie di pesci. Fu eruttata una gran quantità di ceneri, scorie e pomici nere, anche di grosse dimensioni, ma non furono mai emesse colate di lava che avrebbero protetto dall’erosione l’edificio di neo-formazione. A conclusione dell’episodio eruttivo si verificò un rapido smantellamento dell’apparato vulcanico, che scomparve definitivamente sotto i flutti pochi mesi dopo la sua formazione, ponendo così fine alle dispute internazionali che erano rapidamente sorte per contendersi la sua sovranità. A memoria di queste diatribe restano i diversi nomi dell’isola che è chiamata Graham in Inghilterra, Julia in Francia e Ferdinandea in Italia.

 

[Immagine: foto di GP Orbassano]

Alina Polonia
Alina Polonia
Geologa e ricercatrice presso l'Istituto di Scienze Marine (ISMAR-CNR) di Bologna dove si occupa di geologia marina. I suoi interessi principali sono lo studio dei margini continentali e la geologia dei terremoti sottomarini.
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