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01 Giu 2015

La febbre dell’ittrio

Alina Polonia

Alina Polonia
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L’ittrio è un elemento chimico comune nei minerali delle terre rare che si chiamano così perché non formano minerali propri ma si ritrovano come impurità in altri minerali. Per questo, estrarle è difficile, costoso e molto inquinante. Alcuni di questi elementi, sono diventati molto importanti perché vengono impiegati negli schermi touch, nei televisori a led, in alcuni motori elettrici, nell’industria ceramica e nella fabbricazione delle pale eoliche.

L’ittrio è un elemento chimico comune nei minerali delle terre rare che si chiamano così perché non formano minerali propri ma si ritrovano come impurità in altri minerali. Per questo, estrarle è difficile, costoso e molto inquinante. Alcuni di questi elementi, sono diventati molto importanti perché vengono impiegati negli schermi touch, nei televisori a led, in alcuni motori elettrici, nell’industria ceramica e nella fabbricazione delle pale eoliche.

 

Il primato cinese

La Cina produce il 95 per cento della fornitura mondiale di terre rare e può condizionare in modo significativo lo sviluppo delle tecnologie avanzate e della cosiddetta green economy. Le terre rare si estraggono in Cina non perché non ci siano in altre parti del mondo, ma perché il costo del lavoro è basso e ci sono minori controlli sull’impatto ambientale.

Baotou, una regione della Mongolia interna, è uno dei centri principali per la produzione di terre rare, che sono la fortuna ma anche la condanna di questo territorio come è stato per il Klondike ai tempi della febbre dell’oro, circa un secolo fa. La concentrazione delle terre rare nei minerali è molto bassa, quindi devono essere separate e purificate attraverso l’utilizzo di tecniche idro-metallurgiche e bagni in acidi. In questo modo, le acque di scarico nei bacini di decantazione contengono ogni sorta di residui chimici tossici, compresi elementi radioattivi come il torio.

 

Terre rare e inquinamento

Nelle zone dove vengono ammassati i fanghi di scarto, un tempo c’erano campi di angurie, melanzane e pomodori. Quando nel 1958 le compagnie minerarie iniziarono la loro attività, l’agricoltura subì un tracollo perché le verdure non crescevano più come prima. Per questo si passò a coltivazioni più resistenti come il mais. Fu allora che si formò un lago artificiale che raccoglie da molti anni i liquidi scuri, tossici e densi degli scarti industriali, diventando uno dei laghi più inquinati e tossici al mondo.

Sembra che il Fiume Giallo, fonte idrica primaria per 150 milioni di persone, sia già stato compromesso da questo inquinamento. Si è trovato infatti che il consumo dell’acqua e del grano coltivato in questa regione può provocare seri problemi alla salute a causa della presenza di metalli pesanti come mercurio, piombo, rame, zinco, cadmio e manganese, che sono stati rilevati in concentrazioni pericolose anche in atmosfera. Le concentrazioni di cromo nelle particelle di polvere analizzate supera gli indici di rischio sanitario per i bambini, che risultano esposti a rischi oncologici molto seri.

La regione di Baotou conta più di 2 milioni di abitanti e la sensibilità al problema dell’inquinamento sta cominciando a crescere soprattutto per l’esordio diffuso di diversi tipi di malattie e disturbi sia nell’uomo che negli animali da allevamento. Quello che gli abitanti della regione sono riusciti a ottenere finora è solo una promessa di risarcimento economico.

Alina Polonia
Alina Polonia
Geologa e ricercatrice presso l'Istituto di Scienze Marine (ISMAR-CNR) di Bologna dove si occupa di geologia marina. I suoi interessi principali sono lo studio dei margini continentali e la geologia dei terremoti sottomarini.
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