Qual è l’età del petrolio e come è possibile datarlo? Ce lo spiegano Graham Lawton e Jennifer Daniel in uno dei paragrafi del libro “L’origine di (quasi) tutto – Per fare una torta, devi prima inventare l’Universo”, pubblicato da edizioni Dedalo.
Qual è l’età del petrolio e come è possibile datarlo? Ce lo spiegano Graham Lawton e Jennifer Daniel in uno dei paragrafi del libro “L’origine di (quasi) tutto – Per fare una torta, devi prima inventare l’Universo”, pubblicato da edizioni Dedalo.
Per fortuna (o per sfortuna, a seconda dei punti di vista) il petrolio è tanto e la Terra è grande, non è quindi raro che si verifichino le condizioni necessarie per la formazione di giacimenti sfruttabili. Attualmente i giacimenti di gas e petrolio conosciuti sono circa 65.000 e i geologi continuano a scoprirne di nuovi.
La sostanza che si estrae da questi pozzi è detta greggio e costituisce la materia prima da cui ricaviamo una lunga serie di prodotti, dalla benzina che mettiamo nel serbatoio alla plastica, senza la quale sarebbe difficile immaginare il mondo moderno. Non è semplice determinare l’origine precisa del petrolio, poiché spesso si sposta sottoterra e non può essere datato a partire dalle rocce dentro (o sotto) le quali si trova. Tuttavia, sapere quando si è formato può aiutare i geologi a comprendere cos’hanno sotto i piedi e dove concentrare i propri sforzi esplorativi.
La datazione del petrolio avviene normalmente sulla base dei cosiddetti biomarcatori, composti organici che caratterizzano le diverse ere geologiche. Esiste ad esempio un composto chiamato oleanano (un triterpene) che deriva esclusivamente dalle piante fiorifere, quindi i petroli che lo contengono devono necessariamente risalire al Cretaceo o a un periodo successivo (il polline contribuisce in parte alla materia organica destinata a diventare petrolio). L’analisi dei biomarcatori ha dimostrato che alcuni petroli sono molto antichi, addirittura precedenti all’evoluzione delle forme di vita complesse avvenuta 540 milioni di anni fa. Altri invece sono più recenti, si parla di circa 5 milioni di anni. Siamo soliti ritenere che la formazione del petrolio richieda milioni di anni, ma alcuni giacimenti più giovani hanno dimostrato che le cose non stanno sempre così: nel golfo della California è stato trovato petrolio non più vecchio di 5000 anni, e i geologi russi dicono di aver trovato un petrolio di soli 50 anni nella penisola della Kamčatka.
Certe varietà di petrolio potrebbero infine avere origini non biologiche, generate ad esempio dal carbonio esistente all’epoca in cui il nostro pianeta si è formato, o magari trasportato dalle comete; quand’anche questo petrolio esistesse, però, non sarebbe che una minima parte dei depositi presenti sulla Terra.
Se esiste un’epoca d’oro della formazione del petrolio, si tratta probabilmente del Giurassico, tra i 200 e i 145 milioni di anni fa. Fu in quell’epoca che il petrolio si andò a formare in grandi quantità sul fondo dell’oceano Tetide che un tempo separava i paleocontinenti di Laurasia e Gondwana. La deriva dei continenti finì per chiudere l’oceano, lasciandone solo piccoli frammenti che esistono ancora oggi: il mar Mediterraneo, il mar Nero, il mar Caspio e il lago d’Aral. L’eredità più importante che ci ha lasciato, però, è l’enorme riserva di energia che si trova sotto alcuni Stati dell’Europa dell’Est e che tuttora copre due terzi del fabbisogno mondiale di petrolio. Anche il petrolio del mare del Nord si è formato durante il periodo Giurassico. Insomma, a pensarci bene, l’energia che oggi fa muovere la vostra automobile potrebbe essere stata estratta dalla luce solare dal plancton morto 200 milioni di anni fa.