Un gruppo di scienziati della Terra di 17 paesi Europei si sono appena riuniti a Creta (Heraklion, 2-4 Marzo) nell’ambito del progetto COST-FLOWS per studiare le strutture geologiche in grado di generare terremoti e tsunami nel Mediterraneo.
Un gruppo di scienziati della Terra di 17 paesi Europei si sono appena riuniti a Creta (Heraklion, 2-4 Marzo) nell’ambito del progetto COST-FLOWS per studiare le strutture geologiche in grado di generare terremoti e tsunami nel Mediterraneo. Il luogo dell’incontro è particolarmente significativo, visto che nel 365 d.C. l’isola di Creta è stata sede dal più forte terremoto mai registrato in Europa. Il movimento lungo la faglia provocò uno tsunami trans-Mediterraneo che investì le coste di Albania, Calabria, Sicilia e Africa settentrionale, fino all’Egitto, dove causò la distruzione di Alessandria.
Dati geologici recenti acquisiti nel Mar Ionio al largo delle coste italiane hanno permesso di ricostruire uno scenario catastrofico molto simile ai recenti eventi di Sumatra e Tohoku, che si credeva impossibile nel Mediterraneo. Gigantesche frane sottomarine sarebbero state innescate dallo tsunami nell’ impatto con le coste. Anche per questo, nel progetto è stata data molta enfasi alle faglie sottomarine, visto che costituiscono il pericolo maggiore per le coste densamente abitate del nostro mare.
Il progetto FLOWS
FLOWS è un progetto Europeo che ha come scopo principale lo studio dei fluidi che circolano all’interno di grandi fratture della crosta terrestre, e la loro relazione con il movimento lungo l’esteso sistema di faglie e fratture che costituisce il limite tra le placche Africana e Euroasiatica nel Mar Mediterraneo. Infatti, se da un lato è noto che i fluidi nella crosta terrestre svolgono un ruolo importante nel controllare il comportamento meccanico delle faglie, si sa ancora poco sui meccanismi coinvolti. L’approccio multidisciplinare del progetto è servito per fare un inventario delle strutture geologiche più pericolose lungo una cintura che si estende dalla faglia Nord-Anatolica in Turchia, al Mar Mediterraneo orientale e centrale, fino alle coste atlantiche dell’Europa. I mari italiani, purtroppo, sono molto ben rappresentati perché ospitano alcune delle faglie sismogenetiche più pericolose in Europa, come quelle che hanno generato i terremoti di Messina nel 1908 e quello di Catania del 1693 che da soli hanno provocato oltre centomila vittime.
Forme di vita “estreme”
Visto che il focus del progetto è lo studio della circolazione del fluidi, in FLOWS si studiano anche le forme di vita estreme che vivono ad alte temperature e pressioni nella crosta terrestre e si diffondono attraverso la rete di grandi fratture crostali provocate dai movimenti tellurici. Il vantaggio di mettere a confronto le esperienze di specialisti in varie discipline, consente di studiare in modo innovativo questi fenomeni e proporre esperimenti di monitoraggio delle strutture geologiche utilizzando tecniche complementari rispetto alla sismologia, come ad esempio la misura della quantità di fluidi che si muovono nella crosta terrestre per effetto degli stress tettonici. L’obiettivo finale del progetto è una migliore comprensione della dinamica dei terremoti e grande enfasi è posta nel trasferire i risultati delle ricerche alle agenzie di protezione ambientale Europee per favorire gli interventi di mitigazione in specifiche aree calde come per esempio il Mar Ionio.
Per saperne di più:
– Ricerche storiche e difesa dai terremoti