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16 Giu 2021

Terremoto di Messina: scoperta la faglia nei fondali marini

Luciano Scarfi

Luciano Scarfi
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Il 28 dicembre del 1908, un terremoto scosse tutta l’area del Mediterraneo centrale, facendo vibrare la terra per più di 30 secondi.

 

I danni del terremoto di Messina e Reggio Calabria

L’evento, uno dei più forti della storia sismica italiana (magnitudo stimata pari a 7.1), ebbe origine nella zona dello Stretto di Messina e portò alla distruzione completa delle città di Messina e Reggio Calabria e di altri numerosi centri minori. Oltre ai danni dovuti all’impatto delle onde sismiche, molte distruzioni e perdite di vite umane (circa 100.000 persone) furono causate dalle onde di maremoto, alte anche oltre 10 metri, che si svilupparono in conseguenza dell’evento stesso.

 

Scoperta la faglia all’origine del terremoto

Da allora, numerosi sono stati gli studi scientifici effettuati da ricercatori di tutto il mondo, i quali hanno cercato di individuare e caratterizzare la struttura tettonica (faglia) responsabile di quel terremoto; tuttavia, non si è mai pervenuti a soluzioni e modelli geologici condivisi, alimentando così un acceso dibattito nella comunità scientifica. Però, un recente studio, nato dalla collaborazione tra il Dipartimento di Scienze Geologiche dell’Università di Catania, il Center for Ocean and Society Institute of Geosciences dell’Università di Kiel in Germania e l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Osservatorio etneo di Catania, ha oggi “puntato i riflettori” su una faglia che sembra possa aver causato quel terribile evento sismico.  
In questa ricerca, tramite alcuni profili sismici eseguiti nello Stretto (tecniche geofisiche basate sullo studio della propagazione delle onde nel sottosuolo) è stato possibile ricostruire in dettaglio la struttura del fondale marino e dei primi chilometri di sottosuolo. Ciò ha permesso di rivelare, per la prima volta, l’esistenza di una faglia che mostra attività recente e che disloca il fondale marino con scarpate fino a 80 m di altezza. Lo studio geologico e geomorfologico sul terreno ha poi consentito di seguire la faglia lungo il suo sviluppo a terra.
La struttura così individuata si estende lungo l’asse dello Stretto, a circa 3 km dalle coste della Sicilia (in figura); alla latitudine di Messina, essa curva verso est, penetrando nell’entroterra calabro lungo l’asta fluviale del torrente Catona, un’incisione fluviale tra Villa S. Giovanni e Reggio Calabria. La lunghezza massima di questa faglia è di circa 35 km.
Lo studio inoltre analizza la sismicità e le deformazioni del suolo negli ultimi decenni e le immagini di una tomografia sismica della crosta. Tutte le informazioni raccolte hanno consentito di costruire un modello che spiega la struttura del sottosuolo e la sua evoluzione nel tempo.

 

cartina copia

Traccia della faglia individuata nello Stretto di Messina e probabile sorgente del terremoto del 1908 (modificato da Barreca et al., 2021 – 10.1016/j.earscirev.2021.103685).

 

 

Allo studio la sismicità dello Stretto di Messina

 

Tale modello indica che l’area dello Stretto di Messina è soggetta attualmente a movimenti di estensione (circa 3,5 mm all’anno), il cui motore risiede nella crosta profonda, dove una discontinuità principale favorisce verosimilmente lo scorrimento verso est di un esteso blocco di crosta comprendente l’area dello Stretto e parte della Calabria meridionale. Questo movimento determinerebbe poi la rottura fragile di alcune faglie più superficiali; tra queste, la faglia individuata nella recente ricerca presenta le caratteristiche (lunghezza, tipo di movimento e fratturazione del fondo marino in corrispondenza di essa) compatibili con l’energia sviluppata dal terremoto del 1908 e con i danni e le deformazioni ad esso associati.
In conclusione, il modello sismo-tettonico aggiornato e l’ubicazione della possibile faglia responsabile del grande terremoto rappresentano certamente un avanzamento nella conoscenza, che, a sua volta, fornisce un utile strumento di base per valutare la pericolosità sismica del territorio e per l’elaborazione di strategie di difesa e protezione.

 

 

Immagine di copertina: copyright Jeroen P- Wikimedia

 

Luciano Scarfi
Luciano Scarfi
Luciano Scarfì, laureato in Geologia, da oltre 20 anni è ricercatore presso l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia presso la sede dell’Osservatorio etneo di Catania. Sismologo, lavora nel campo della struttura della Terra e della geodinamica. È autore di molte pubblicazioni scientifiche sulle maggiori riviste internazionali peer-reviewed.
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