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26 Mar 2021

Tornado in Italia: quali sono le condizioni necessarie?

Leonardo Bagaglini, Roberto Ingrosso e Mario Marcello Miglietta
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Un tornado è un vortice d’aria che si estende dalla base di un cumulonembo fino al suolo. Generalmente esso è identificato da una nube di condensazione a forma di imbuto ed è caratterizzato da intense raffiche di vento (maggiori di 29 m/s). Per i casi più violenti, la forza del vento può essere tanto intensa da sradicare alberi ed edifici in legno, procurando ingenti danni lungo il suo percorso.

Nello scorso decennio, tornado come quelli che colpirono Taranto nel 2012 e la Riviera del Brenta (Veneto) nel 2015 hanno contribuito a innalzare il livello di attenzione nei confronti di questi fenomeni anche in Italia. Ad oggi, però, al contrario degli Stati Uniti, nella maggior parte dei Paesi europei non esistono procedure per l’allerta nel caso di tornado.

 

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Tornado in Italia: in quali regioni possono formarsi?

 

In un recente studio abbiamo analizzato una banca dati ventennale contenente centinaia di episodi di tornado avvenuti in tutta la nostra penisola e le isole maggiori. Nello specifico, siamo andati alla ricerca delle condizioni ambientali a media-grande scala (decine e centinaia di km) favorevoli allo sviluppo di tornado.
Abbiamo identificato 5 macro-regioni caratterizzate da un’alta densità di eventi di tornado (regioni ioniche, Sicilia, costa Tirrenica, Nord-Est, Nord-Ovest).
I tornado caratteristici delle aree settentrionali si manifestano in primavera-estate, spesso al termine di prolungati periodi di alta pressione durante i quali si accumulano elevati valori di umidità nei bassi strati. L’arrivo di una perturbazione da Nord-Ovest e il conseguente raffreddamento avvettivo della colonna d’aria producono condizioni di instabilità nella colonna d’aria, generando fenomeni temporaleschi anche severi che, in presenza di una forte rotazione del vento con la quota (il cosiddetto gradiente di vento o wind shear), possono dar luogo occasionalmente a tornado.
Diversamente, i tornado nelle regioni tirreniche centrali sono principalmente generati sul mare in corrispondenza di linee di convergenza legate a intensi venti sud-occidentali perpendicolari alla costa, spesso associati a minimi di pressione in transito sulle regioni del Centro-Nord.
Di particolare interesse è l’area ionica. Al contrario dei tornado settentrionali, i tornado in Puglia e Calabria si sviluppano principalmente a seguito di intrusioni di aria calda dal Nord Africa. Durante il suo passaggio sopra il Mar Mediterraneo, l’aria calda assorbe notevoli quantità di vapore dalla superficie, aumentando la sua instabilità potenziale; inoltre, le condizioni ambientali sono generalmente caratterizzate da un gradiente di vento verticale molto marcato, specie nei bassi strati.
Nei casi più intensi, abbiamo trovato che la temperatura del mare risulta superiore alla media climatologica, con una differenza localmente anche intorno a 1 °C. Questa anomalia termica determina un maggiore trasferimento di energia tra il mare e gli strati più bassi dell’atmosfera, determinando condizioni di maggiore instabilità. Tale evidenza assume un significato importante, specie in un contesto di riscaldamento globale che vede il Mediterraneo come uno dei principali hotspot climatici.

 

Conoscere per prevenire  

 
Conoscere le condizioni associate allo sviluppo di tornado, la loro frequenza e distribuzione sul territorio è cruciale per comprendere meglio questi fenomeni e poterne prevedere l’intensità sia su scale temporali meteorologiche che nel clima futuro. In questa prospettiva, il presente studio rappresenta un significativo contributo verso la previsione del rischio tornado nella nostra penisola.

Leonardo Bagaglini, Roberto Ingrosso e Mario Marcello Miglietta
Leonardo BagagliniAssegnista di Ricerca presso l’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima del CNR. Dottore di Ricerca in Matematica. Attualmente si occupa dell’analisi di osservazioni satellitari della Terra per la stima della precipitazione.   Roberto IngrossoDottorando in Scienze della Terra e dell’Atmosfera presso l’Université du Québec à Montréal (UQAM), dove si occupa di studiare gli effetti della grande muraglia verde nel Sahel sul monsone africano e sul clima globale. Meteorologo riconosciuto dalla World Meteorological Organization. Ha lavorato presso il Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC) e presso l’Università del Salento occupandosi di oceanografia operativa e climatologia. Mario Marcello MigliettaDirigente di Ricerca presso l’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima del CNR; professore a contratto di Meteorologia Dinamica e di Meteorologia Sinottica e a Mesoscala nel Master in Oceanografia e Meteorologia Fisica dell’Università del Salento; rappresentante nazionale presso l’International Association of Meteorology and Atmospheric Sciences. Si occupa principalmente di cicloni mediterranei, tornado e supercelle in Italia, precipitazione orografica.
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