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16 Gen 2017

Un’eruzione vulcanica dietro il declino dei Maya?

Alina Polonia

Alina Polonia
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Uno studio dei depositi vulcanici emessi dal vulcano El Chichón nel Golfo del Messico ha permesso di datare molto precisamente l’evento (540 d.C.) e di correlarlo con uno dei livelli di ceneri sepolte nei ghiacci dell’Artico e Antartide. Grazie a questo studio, è stato possibile proporre una correlazione tra l’esplosione vulcanica e il declino culturale dei Maya.

La storia della Terra è segnata da frequenti alternanze tra periodi caldi e freddi, separati da rapide transizioni in grado di provocare sconvolgimenti che hanno condizionato l’evoluzione biologica e sociale dell’uomo fin da tempi molto antichi. Nel secondo millennio a.C., per esempio, un periodo di prolungata siccità potrebbe aver causato migrazioni di popoli e anche importanti innovazioni belliche e sociali, come l’introduzione delle prime armi in bronzo e la navigazione a vela nel Mar Mediterraneo. Condizioni di clima più rigido, intorno al 250 d.C., sembra abbiano contribuito in modo determinante alla caduta dell’Impero Romano, così come la peste nera, che provocò la morte di oltre un terzo della popolazione in varie aree dell’Europa medievale, è stata messa in relazione ad una crisi climatica.

 

Eventi catastrofici e clima  

Oltre che per cause astronomiche, il clima può cambiare anche in seguito a eventi catastrofici, come impatti di asteroidi o super eruzioni vulcaniche. Il primo millennio d.C. è un periodo caratterizzato da sensibili cambiamenti climatici, che sono considerati alla base di una riorganizzazione sociale sia in Europa e Asia che in centro America. In particolare, un brusco abbassamento delle temperature avvenuto nell’arco di 3 secoli (350-650 d.C.) è associato all’espansione e al collasso di civiltà, a pandemie, migrazioni e disordini politici. Lo studio degli anelli di accrescimenti degli alberi in Russia e sulle nostre Alpi suggerisce che questi sconvolgimenti sociali possano essere correlati a sensibili cambiamenti climatici avvenuti in un periodo caratterizzato da una serie di eruzioni vulcaniche, le cui ceneri si trovano adesso sepolte nel ghiaccio alle alte latitudini. Lo studio delle carote di ghiaccio ha permesso di ricostruire l’età di queste eruzioni, che sono considerate oggi una concausa del peggioramento climatico di questo periodo.

 

L’età buia dei Maya

Una di queste eruzioni è particolarmente interessante, perché è contemporanea a quella che gli archeologi definiscono l’età buia dei Maya. Lo studio dei depositi vulcanici emessi dal vulcano El Chichón nel Golfo del Messico ha permesso di datare molto precisamente l’evento (540 d.C.) e di correlarlo con uno dei livelli di ceneri sepolte nei ghiacci dell’Artico e Antartide. Grazie a questo studio, è stato possibile proporre una correlazione tra l’esplosione vulcanica e il temporaneo declino culturale dei Maya. L’ abbandono di grandi centri abitativi e la scarsa produzione monumentale ed artistica sarebbero dunque causati da migrazioni repentine verso zone probabilmente meno colpite dall’evento vulcanico.

 

L’eruzione dei Campi Flegrei

Un evento di proporzioni ancora maggiori è avvenuto anche nel nostro paese. I Campi Flegrei, a Ovest di Napoli, sono stati sede di una eruzione esplosiva avvenuta circa 39.000 anni fa, e considerata l’eruzione più importante in Europa negli ultimi 200.000 anni. Sembra che l’eruzione abbia provocato la formazione di una colonna eruttiva alta oltre 40 km e l’emissione di magma in un’area più estesa di tutta la Sicilia. Anche in questo caso, l’evento vulcanico e la nube di aerosol immesso in atmosfera avrebbe causato un inverno vulcanico con riduzioni di temperatura di 6-9°gradi centigradi, creando probabilmente non poche difficoltà ai nostri antenati.

Alina Polonia
Alina Polonia
Geologa e ricercatrice presso l'Istituto di Scienze Marine (ISMAR-CNR) di Bologna dove si occupa di geologia marina. I suoi interessi principali sono lo studio dei margini continentali e la geologia dei terremoti sottomarini.
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