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13 Mag 2022

Coccodrilli e dinosauri: difficile convivenza?

Marco Signore

Marco Signore
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I coccodrilli sono un gruppo di predatori anfibi dalle incredibili capacità: lo prova il fatto che da quando sono comparsi hanno sempre mantenuto la predominanza come principali predatori nel loro ambiente.
Le loro abilità di cacciatori d’agguato, unite a una sostanziale corazzatura contro eventuali concorrenti, a una mobilità incredibile sia a terra che in acqua, e a un morso e succhi gastrici estremamente efficaci, ne hanno fatto i dominatori incontrastati delle aree umide dove abitano; la loro presenza e l’efficacia predatoria li hanno resi addirittura divini in almeno una delle più grandi culture della storia umana.
I coccodrilli si affermano come superpredatori sin dalla loro comparsa nella storia della vita sulla Terra, circa 250 milioni di anni fa, riuscendo persino a evolversi come insettivori o erbivori in alcune linee. Tra i coccodrilli dell’epoca dei dinosauri, viene spesso ricordato Deinosuchus, un gigante lungo undici metri e più.
Viene spontaneo, quindi, chiedersi quale fosse l’interazione tra questi eccellenti predatori e i dinosauri.

 

Coccodrilli versus dinosauri

Esistono, ovviamente, molte prove indirette del fatto che i grandi coccodrilli del Mesozoico si nutrissero anche di dinosauri, cioè tracce evidenti di morsi sulle ossa delle prede (e almeno un caso di dente di coccodrillo incastrato in una vertebra di dinosauro). Però è stato di recente portato alla luce un nuovo fossile, che per la prima volta testimonia direttamente l’interazione tra un coccodrillo e un dinosauro. La scoperta è stata pubblicata da un team di scienziati australiani capeggiato da Matt White, che include anche il famoso paleontologo Ralph Molnar, e riguarda il fossile di un nuovo genere di coccodrillo del Mesozoico ritrovato in Australia (patria anche del più grande coccodrillo vivente oggi, il coccodrillo marino).

 

L’ultimo pasto del coccodrillo

Il nuovo fossile è stato battezzato Confractosuchus sauroktonos, che più o meno si traduce come “coccodrillo fratturato ammazza-sauri”; qui “fratturato” si riferisce alle condizioni di ritrovamento dell’esemplare, che è stato ritrovato appunto in una concrezione argillosa fratturata. Lo scheletro è molto ben conservato, mancando però praticamente di tutta la parte posteriore del corpo, dal bacino alla coda. L’analisi delle ossa, ritrovate già nel 2010, ha tuttavia rivelato un’inattesa scoperta: il contenuto dello stomaco dell’animale, apparentemente morto subito dopo l’ultimo pasto. In particolare, i paleontologi sono riusciti a identificare la preda del Confractosuchus: si tratta di un esemplare giovanile di un ornitopode, un dinosauro erbivoro. Le condizioni delle ossa del dinosauro indicano che la digestione non era stata completata al momento della morte del predatore.

 

Prova schiacciante

Grazie a questo ritrovamento abbiamo la prima prova diretta dell’interazione tra coccodrilli e dinosauri; le condizioni di disarticolazione delle ossa della preda indicano anche che la modalità di smembramento in Confractosuchus era praticamente la stessa che si osserva nei coccodrilli attuali: un sistema, quindi, efficace e funzionale. Gli studiosi, tuttavia, confermano l’ipotesi che almeno Confractosuchus non fosse specializzato nel cacciare solo dinosauri, ma che fosse piuttosto un predatore opportunista, come molti dei suoi parenti attuali.

 

 

Date le dimensioni del predatore (probabilmente oltre 2,5m) e la massa molto inferiore della preda, è possibile che il dinosauro fosse già morto quando è stato trovato dal coccodrillo, e non c’è modo di stabilire se si tratti di una preda cacciata o trovata dal rettile. Quel che è certo è che allora come oggi i coccodrilli non sono mai schizzinosi in fatto di cibo!

 

 

Immagine di copertina – Fonte: M. White et al., Abdominal contents reveal Cretaceous crocodyliforms ate dinosaurs, 2022.

Marco Signore
Marco Signore
Laureato a Napoli in Scienze Naturali, PhD all'Università di Bristol in paleobiologia con specializzazioni in morfologia e tafonomia, è nella divulgazione scientifica da quasi 20 anni, e lavora presso la Stazione Zoologica di Napoli "Anton Dohrn". Nel tempo libero si occupa anche di archeologia, oplologia, musica, e cultura e divulgazione ludica.

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