Le strategie difensive nel mondo animale sono tantissime, e quasi tutte decisamente originali. Tra di esse, una delle più strane – e per ora circoscritta solo allo straordinario “mondo” del Madagascar e delle isole Comore, è quella di un genere di geco che gli anglosassoni chiamano “geco a scaglie di pesce”.
Le strategie difensive nel mondo animale sono tantissime, e quasi tutte decisamente originali. Tra di esse, una delle più strane – e per ora circoscritta solo allo straordinario mondo del Madagascar e delle isole Comore, è quella di un genere di geco che gli anglosassoni chiamano “geco a scaglie di pesce”.
Si tratta del genere Geckolepis, noto da più di un secolo e di cui si conoscono almeno 4 specie, per quanto una recente analisi tassonomica abbia messo in luce diversi problemi, ipotizzando l’esistenza addirittura di almeno 10 diverse specie. Ma la notizia è che è stata scoperta una nuova specie basata su caratteristiche dello scheletro e della corazza di squame, che è davvero notevole per le sue dimensioni.
Rimetterci la pelle per salvarsi
Se intrappolate, le specie di Geckolepis si privano di una parte del corpo, come moltissimi sauri; solo che nel caso di questi gechi dalle grandi squame, l’animale può decidere di perdere non solo la coda, bensì la copertura di squame stessa. Infatti, le specie di questo geco sono dotate di squame di grandi dimensioni, che vengono lasciate andare quando l’animale viene afferrato. Uno degli studiosi del XIX secolo che se n’è occupato, Woeltzkow, scrive di aver catturato i suoi esemplari usando batuffoli di cotone, e anche così è stato difficile se non impossibile impedire la perdita di alcune squame. Un sistema difensivo abbastanza inusuale, dunque, e noto solamente nella particolarissima isola del Madagascar.
Geckolepis megalepis
La nuova specie identificata presenta le squame più grandi in assoluto di tutto il genere, ed è infatti stata denominata Geckolepis megalepis (il nome triviale significa proprio “squama molto grande”). L’aspetto di questo sauro è quello di una lucertola che indossi una corazza a scaglie, come la lorica squamata dell’antico esercito Romano, e le grandi dimensioni delle scaglie permetterebbero a questo geco di liberarsi della pelle spendendo meno energia rispetto alle altre specie.
Quando il G. megalepis viene manipolato, una struttura specializzata alla base delle squame permette il distacco della corazza, che lascia l’animale sotto letteralmente “nudo”, ma almeno con una possibilità di sfuggire al predatore: un esemplare è stato infatti osservato sfuggire dalla bocca di un geco più grande proprio con questo sistema. La sua pelle ricrescerà in alcune settimane e non lascia alcun segno o cicatrice. Insomma: meglio nudi che morti!
[Immagine: credit F. Glaw]