Nello studio dell’evoluzione, i fossili giocano una parte essenziale, come tutti sanno. Tuttavia, i processi di fossilizzazione comportano una serie di gravi limiti per quanto riguarda molti aspetti degli organismi viventi. Uno di questi limiti grava sulla ricostruzione della fisiologia e del metabolismo degli organismi estinti. La fossilizzazione infatti preserva – in genere – solo parti mineralizzate e quindi fino a pochi anni fa era impensabile poter studiare tessuti molli o di difficile conservazione come il sistema nervoso, la pelle, o il sangue. Adesso però le cose potrebbero cambiare: un team di studiosi sembra aver trovato globuli rossi in ossa fossili di dinosauro.
Nello studio dell’evoluzione, i fossili giocano una parte essenziale, come tutti sanno. Tuttavia, i processi di fossilizzazione comportano una serie di gravi limiti per quanto riguarda molti aspetti degli organismi viventi. Uno di questi limiti grava sulla ricostruzione della fisiologia e del metabolismo degli organismi estinti. La fossilizzazione infatti preserva – in genere – solo parti mineralizzate e quindi fino a pochi anni fa era impensabile poter studiare tessuti molli o di difficile conservazione come il sistema nervoso, la pelle, o il sangue.
Sorprese dal passato
In realtà, i fossili ci sorprendono da decenni con conservazioni eccezionali (basti pensare agli organismi di Ediacara, la cui conservazione è ancora difficile da spiegare ma nel contempo è davvero incredibile). Ma le scoperte continuano e negli ultimi anni è stato possibile osservare e studiare tessuti molli come penne, piume, pelle, muscoli, organi interni e persino i colori degli animali estinti e nel 2013 è stata identificata la porfirina (un composto chimico del sangue) nell’addome di una zanzara conservata nell’ambra. Siamo ben lontani dal praticamente impossibile Jurassic Park, ma le prospettive ai fini dello studio dell’evoluzione sono davvero entusiasmanti.
Sangue dalle pietre?
Il rapidissimo sviluppo tecnologico delle apparecchiature da laboratorio ha di recente permesso un ulteriore passo in avanti: grazie all’uso combinato di SEM, spettrometri e FIB (fasci ionici focalizzati), un team di studiosi a Londra è stato in grado di identificare strutture organiche e persino globuli rossi simili a quelli degli uccelli nelle ossa decisamente mal conservate di alcuni dinosauri. La possibilità che persino nei resti fossilizzati senza parti molli visibili ci siano resti di parti organiche apre nuove entusiasmanti prospettive per lo studio del metabolismo e della fisiologia degli animali estinti e permetterà certamente di trovare nuovi pezzi del gigantesco puzzle evolutivo. È vero che, per citare i Rush “più pensiamo di conoscere, più grande diventa l’ignoto”, ma grazie a queste nuove scoperte lo studio dell’evoluzione diventa sempre più dettagliato.
[Immagine: fibre minerali estratte da ossa fossili di dinosauro. Credit: Sergio Bertazzo]