Da secoli i marinai raccontano di mostri provvisti di tentacoli che possono avvolgere e trascinare negli abissi marini anche le più grandi navi, che verranno poi fatte a pezzi dal becco devastante della creatura. Kraken, il calamaro gigante, è uno degli incubi oceanici, e uno dei mostri preferiti da Hollywood quando si tratta di abissi.
Da secoli i marinai raccontano di mostri provvisti di tentacoli che possono avvolgere e trascinare negli abissi marini anche le più grandi navi, che verranno poi fatte a pezzi dal becco devastante della creatura. Kraken, il calamaro gigante, è uno degli incubi oceanici, e uno dei mostri preferiti da Hollywood quando si tratta di abissi.
Ma esistono davvero i calamari giganti? Notizie di creature enormi che talvolta salgono a galla sono presenti nei manoscritti scandinavi fin dal XIII secolo, e l’esistenza di cefalopodi che attaccano l’uomo è testimoniata da Plinio il Vecchio, tra gli altri autori antichi. Il punto è che i calamari giganti esistono davvero, ma di certo non attaccano né uomini né navi.
I calamari giganti
Il più grande calamaro che nuoti in acque “superficiali” è il Dosidicus gigas, il “diavolo rosso”, una bestiola che può raggiungere i due metri di lunghezza e che in almeno un caso ha davvero attaccato un sub. Si tratta di un calamaro piuttosto vorace e formidabile, che viene pescato industrialmente nell’Oceano Pacifico. Ma nelle profondità marine esistono calamari molto più grandi.
Probabilmente il Kraken (termine scandinavo che significa “animale malsano, distorto”) deriva dall’osservazione in superficie di esemplari morenti o morti di Architeuthis. Questo gigantesco calamaro è stato osservato spesso spiaggiato o rigurgitato da capodogli (che sembra ne siano piuttosto ghiotti), ma fino al 2004 non era mai stato visto vivo; finalmente, trappole fotografiche e poi più recentemente una ripresa video lo hanno mostrato in tutto il suo splendore: un colossale predatore di quasi tredici metri di lunghezza, la cui dieta si basa su pesci e altri cefalopodi. Probabilmente Architeuthis è un cacciatore di agguato, che attende le sue vittime senza cercarle attivamente, e poi usa i suoi muscoli per sforzi brevi nell’attacco della preda (o per tentare di difendersi dai capodogli).
Ma se tredici metri vi sembrano pochi, potete cercare il “calamaro colossale“, Mesonychoteuthis hamiltoni. Di poco più grande dell’Architeuthis, Mesonychoteuthis vive come il suo cugino gigante in acque fredde e profonde, e può raggiungere i 14 metri. I suoi tentacoli sono armati con enormi uncini affilati (da cui il nome), e l’aspetto è quello di un feroce predatore. Eppure recenti studi ipotizzano su base statistica un comportamento molto più passivo da parte di questo cefalopode: si tratterebbe infatti di un animale che attende pazientemente la preda e la cattura basandosi sulla velocità dei tentacoli e sugli uncini di cui è armato, ma che per il resto non sembrerebbe avere abbastanza potenza muscolare per inseguire le prede, e certo non per inabissare navi e fare a pezzi velieri. I suoi grandi occhi, i più grandi del regno animale, sembrerebbero essere utilizzati più per sfuggire ai predatori che per cacciare.
Insomma, il Kraken esiste davvero, e i popoli della Scandinavia ne erano già a conoscenza, ma non è certo il distruttore di navi e il mostro pericoloso dei film fantasy, ma solo un incredibile e meraviglioso risultato dell’evoluzione, e uno dei tantissimi misteri degli abissi marini.
[immagine: ricostruzione di Architeuthis nel museo di storia naturale di New York (foto di M. Signore)]