Il colore dei dinosauri è sempre stato oggetto di discussioni tra gli studiosi, soprattutto quando finalmente grazie ai fossili ritrovati in quello che viene definito Biota di Jehol, in Cina, i dominatori del Mesozoico sono stati finalmente “liberati” dall’etichetta di lucertole giganti, e sono stati accettati come animali per lo più piumati e colorati.
Il colore dei dinosauri è sempre stato oggetto di discussioni tra gli studiosi, soprattutto quando finalmente grazie ai fossili ritrovati in quello che viene definito Biota di Jehol, in Cina, i dominatori del Mesozoico sono stati finalmente liberati dall’etichetta di lucertole giganti, e sono stati accettati come animali per lo più piumati e colorati.
Nonostante diversi fossili davvero incredibili, come alcune piume conservate nell’ambra da cui è stato possibile ricavare i pigmenti, uno studio dei colori rapportati all’ambiente non era mai stato seriamente tentato prima, almeno non sulla base di evidenze fossili. Molti paleontologi, tuttavia, ritenevano già da tempo che la maggior parte dei dinosauri passasse il tempo in zone a grande copertura vegetale, e non in mezzo alle pianure dove potevano esser visti da lunghe distanze.
Ecco lo Psittacosaurus
Sin dal ritrovamento di un suo particolare fossile, oggetto di furto e contrabbando – una vera spy story della paleontologia, lo Psittacosaurus entrò a far parte di quella che l’artista Luis Rey definisce la Nuova Rivoluzione Cinese, cioè l’insieme dei nuovi fossili che hanno forzato un cambio di paradigma nella nostra visione dei dinosauri.
Questo piccolo animale (circa 2 metri di lunghezza) era un erbivoro che viveva in Asia nel Cretaceo. La sua particolarità, oltre al becco da pappagallo, è il fatto che sulla coda avesse lunghe spine flessibili, come quelle di un istrice – una scoperta fatta proprio grazie al fossile da spy story menzionato sopra. Insomma, lo Psittacosaurus somigliava a un tondo maialino con una coda irta di spine. Già questo è sufficiente a farlo entrare di diritto nella storia dei grandi ritrovamenti della paleontologia. Ma, di recente, il piccolo animale ha rivelato qualcosa di altrettanto interessante.
Countershading: nascondersi alla luce
Il countershading è una forma di colorazione animale che prevede la parte dorsale più scura di quella ventrale (per esempio, la maggior parte dei pesci). Questo tipo di colorazione mimetica era stato abbondantemente previsto per i dinosauri, ma grazie a nuovi studi sul fossile dello Psittacosaurus è stato possibile per la prima volta dimostrarlo con evidenze fisiche. Un’équipe di studiosi guidata da Jakob Vinther dell’Università di Bristol, Reegno Unito, ha infatti dimostrato che lo Psittacosaurus era dotato di una colorazione mimetica basata sul countershading, e molto simile a quella di diversi mammiferi di foresta o boscaglia, ambienti in cui il nostro dinosauro viveva. E’ la prima volta, dunque che si ritrovano evidenze di una colorazione inserita in un ambito eco-etologico nei dinosauri.