Avrete sentito l’espressione “sguardo tagliente” (esiste persino un personaggio dell’epica di Tolkien con questo nome, Maeglin), in genere viene usata come complimento per l’acuità visiva di una persona. Questo concetto in natura è preso molto sul serio, soprattutto da un gruppo di pesci i cui rappresentanti sono noti anche a chi il mare lo frequenta poco: gli scorpeniformi.
Avrete sentito l’espressione “sguardo tagliente” (esiste persino un personaggio dell’epica di Tolkien con questo nome, Maeglin), in genere viene usata come complimento per l’acuità visiva di una persona. Questo concetto in natura è preso molto sul serio, soprattutto da un gruppo di pesci i cui rappresentanti sono noti anche a chi il mare lo frequenta poco: gli scorpeniformi. Si tratta di un ordine di pesci ossei che include gli scorfani e altri animali dotati di un sistema difensivo estremamente efficace e pericoloso persino per l’uomo. Il veleno di molti di essi può risultare addirittura mortale in certi casi, nonostante l’aspetto affascinante di alcuni rappresentanti del gruppo, come il genere Pterois, il pesce leone, comune nei mari caldi e che ora si sta diffondendo anche nel Mediterraneo.
Le loro spine velenifere (e l’intenso dolore che possono provocare) sono ben conosciute dai pescatori e anche dagli acquariofili e l’intero gruppo è studiato da decenni proprio come esempio di sistemi difensivi evoluti. Ma una nuova arma è stata portata alla luce da pochissimo, per quanto sia il frutto di una ricerca che risale a più di una decina di anni fa: la sciabola lacrimale.
Classificazione difficile
Gli scorpeniformi sono un ordine che dà molti grattacapi a chi si occupa di sistematica dei pesci, perché la loro classificazione non ha mai raggiunto un punto di comune accordo tra gli studiosi: il numero di famiglie dell’ordine varia da 6 a 20, a seconda di chi lo esamina. Naturalmente una tale discrepanza sistematica rappresenta un problema per chiunque voglia lavorare in quest’ambito, ma su alcune caratteristiche comuni si è arrivati almeno a una intesa. Questi pesci, infatti, esibiscono sistemi difensivi molto sviluppati: spine velenose, corazze, e spesso capacità mimetiche che in alcuni gruppi raggiungono livelli incredibili. È il caso dei pesci pietra, che riescono a mimetizzarsi alla perfezione sui fondali rocciosi e che sono dotati di una pesante armatura e di spine che iniettano un veleno potentissimo. Un team di ricercatori, guidato da W. Leo Smith (University of Kansas), ha trovato la nuova e ancora più incredibile forma di difesa in molti di questi straordinari pesci.
Vista laterale di un esemplare campionato di Paracentropogon. Le frecce indicano la sciabola lacrimale nell’esemplare. Credits: William Leo Smith
Sciabole lacrimali
I pesci pietra esaminati dal gruppo di ricerca di Leo Smith mostrano una caratteristica finora sconosciuta: una lama ossea sul lacrimale (una delle ossa sotto l’occhio dei pesci) che può essere ruotata e spinta verso l’esterno. Probabilmente utilizzata come “ultima linea di difesa”, per esempio se il pesce viene inghiottito da un predatore, si va ad aggiungere all’armatura e alle spine velenose, per dare a questi incredibili abitanti del fondo del mare notevoli capacità difensive. Tutto questo era letteralmente sfuggito ai (pochi, a dire il vero) studiosi del gruppo ma, ora che è stato scoperto, potrà essere usato – a detta di Smith – per contribuire a fare ordine nella sistematica degli scorpeniformi. Per noi rappresenta comunque l’ennesima dimostrazione di come il mare ci riservi sorprese davvero infinite.
Immagine di copertina: un esemplare di Neopataecus waterhousii ai raggi X Credits: William Leo Smith