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17 Dic 2014

La misteriosa scimmia gigante “parente” dello Yeti

Marco Signore

Marco Signore
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Una delle ipotesi più citate dai fedeli dello Yeti è che il mitico “abominevole uomo delle nevi” possa in realtà essere un esemplare sopravvissuto di una particolare specie di scimmia antropomorfa: il Gigantopithecus. Questo animale, il cui nome significa semplicemente “scimmia gigante”, è conosciuto esclusivamente da denti e mandibole, e nessuno ha ancora ricostruito con certezza il suo aspetto.

Una delle ipotesi più citate dai fedeli dello Yeti è che il mitico “abominevole uomo delle nevi” possa in realtà essere un esemplare sopravvissuto di una particolare specie di scimmia antropomorfa: il Gigantopithecus. Questo animale, il cui nome significa semplicemente “scimmia gigante”, è conosciuto esclusivamente da denti e mandibole e nessuno ha ancora ricostruito con certezza il suo aspetto.

 

La scimmia gigante dell’Himalaya

Gigantopithecus è vissuto in Asia, inclusa la zona dell’Himalaya, da circa 8 o 9 milioni di anni fa fino a quasi 100.000 anni or sono (quindi è stato contemporaneo sia di Homo erectus che di Homo sapiens) e oggi è classificato come pongino, cioè molto più vicino all’orango che alle altre scimmie antropomorfe, uomo incluso. I denti testimoniano una dieta di vegetali duri (forse simile a quella dell’attuale panda) e probabilmente anche semi. Per lungo tempo la scimmia gigante dell’Asia è stata addirittura indicata come possibile antenato dell’uomo e finora – come abbiamo visto – viene identificata da alcuni appassionati come candidato per il ruolo di Yeti.

 

Denti e poco altro

I primi denti di Gigantopithecus furono rinvenuti in una farmacia cinese nel 1935; i denti fossili di questa scimmia vengono infatti usati nella medicina tradizionale cinese e molti ritrovamenti sono stati fatti proprio tra i “denti di drago”, cioè ossa fossili inviate alle farmacie cinesi. Nonostante scavi e ricerche, tuttavia, Gigantopithecus elude ancra i paleontologi, essendo noto solamente da denti e qualche mandibola. Non è chiaro nemmeno il suo aspetto e non sappiamo neppure come si muovesse: gli specialisti oggi propendono per una deambulazione simile a quella dei grandi pongidi attuali, ma la forma della mandibola, allargata posteriormente, potrebbe suggerire un’attaccatura del cranio verticale e quindi una deambulazione bipede.

Purtroppo, i denti possono dire poco sull’aspetto di questo gigante, che deve ancora emergere del tutto dalle nebbie del tempo per rivelare i suoi segreti.

Marco Signore
Marco Signore
Laureato a Napoli in Scienze Naturali, PhD all'Università di Bristol in paleobiologia con specializzazioni in morfologia e tafonomia, è nella divulgazione scientifica da quasi 20 anni, e lavora presso la Stazione Zoologica di Napoli "Anton Dohrn". Nel tempo libero si occupa anche di archeologia, oplologia, musica, e cultura e divulgazione ludica.
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