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18 Ott 2021

Meduse e polipi: una nuova scoperta

Marco Signore

Marco Signore
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Le meduse esistono da prima del Cambriano, e con ogni probabilità esisteranno anche tra centinaia di milioni di anni. La loro capacità di adattamento è leggendaria, e d’altronde questi affascinanti e misconosciuti animali sono rimasti pressoché invariati dall’inizio della loro storia evolutiva.
Una delle chiavi del successo delle meduse sta nella loro capacità di variare il ciclo riproduttivo tra sessuato e asessuato per affrontare ogni tipo di contingenza; i due cicli riproduttivi, uno legato al polipo (come sempre, da non confondere col polpo, il mollusco a otto braccia) e l’altro alla medusa vera e propria, sono stati descritti da tempo. Tuttavia, una recente ricerca pubblicata su Scientific Reports, che ha visto protagonista la Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli, ha scoperto una possibile “terza via”.
Ce ne parla la dottoressa Isabella D’Ambra, ricercatrice e specialista di meduse proprio alla Stazione Zoologica, ospite speciale della nostra rubrica.

Diverse strategie riproduttive per le meduse

Le meduse che conosciamo e che spesso raggiungono grandi dimensioni hanno anche uno stadio di vita molto piccolo (< 1 cm), il polipo, che vive ancorato al substrato e può produrre da 1 a 15 piccole meduse (efire).

 

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Benché sia importantissimo nel ciclo vitale di questi organismi e nelle loro apparizioni in massa, il polipo è poco studiato a causa della sua piccola taglia. Infatti, in natura è difficilissimo individuarlo, ma anche in laboratorio è necessario l’ausilio del microscopio: ciò spiega perché questa strategia riproduttiva sia rimasta quasi sconosciuta finora.
Il polipo solitamente, dopo aver generato le piccole efire, si rigenera, e può produrre altre efire successivamente. Per cause non ancora chiare, però, può anche investire tutta la sua energia nella produzione di una singola efira e poi morire.
Cosa implica la varietà di strategie riproduttive?
Questa strategia riproduttiva è stata osservata in concomitanza con quelle già conosciute, in cui il polipo produce una sola o molte efire e sopravvive. Il fatto che diverse strategie riproduttive possano avvenire contemporaneamente dà alle meduse più chances di sopravvivere e colonizzare nuovi ambienti rispetto ad altri organismi.

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In determinate condizioni, può essere più vantaggioso essere una piccola medusa che nuota via verso un ambiente nuovo e/o più favorevole, piuttosto che rimanere ancorato a un substrato come polipo e dover affrontare cambiamenti come l’innalzamento della temperatura o l’acidificazione. La possibilità di usare diversi meccanismi di riproduzione potrebbe quindi spiegare perché le meduse sono arrivate fino ad oggi dal Pre-Cambriano colonizzando praticamente tutti i mari e perché, al contrario dei coralli, non sono affatto in pericolo di estinzione.

Marco Signore
Marco Signore
Laureato a Napoli in Scienze Naturali, PhD all'Università di Bristol in paleobiologia con specializzazioni in morfologia e tafonomia, è nella divulgazione scientifica da quasi 20 anni, e lavora presso la Stazione Zoologica di Napoli "Anton Dohrn". Nel tempo libero si occupa anche di archeologia, oplologia, musica, e cultura e divulgazione ludica.

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