Il 14 luglio si è celebrata la Giornata mondiale della consapevolezza degli squali (Shark Awareness Day). Questa speciale ricorrenza è stata istituita per far sì che almeno in un giorno all’anno il pubblico cerchi di avvicinarsi agli squali in maniera diversa: minati da secoli di pessima fama, gli squali sono ancora oggi percepiti più come mostri che come ciò che sono realmente, cioè animali in gravissimo pericolo di estinzione. Gli squali, infatti, risentono più degli altri pesci dei danni causati dall’uomo all’ecosistema marino: si riproducono molto lentamente, e sono animali davvero delicati; un’immagine che certo contrasta con quella che purtroppo hanno normalmente.
Squali pericolosi nei film, in pericolo nella realtà
Il rapporto tra uomini e squali è sempre stato burrascoso, e praticamente ogni volta a discapito dei pesci cartilaginei; i grandi predatori del mare sono stati sempre dipinti come mostri, a causa di leggende metropolitane e campagne di disinformazione, fino ad arrivare al cinema con il famoso film di Spielberg e la pletora di imitazioni successive (per non menzionare pellicole non commentabili come Sharknado).
È quindi importantissimo sottolineare che gli squali non sono i mostri inventati da registi e scrittori (e no, non volano nell’entroterra per mangiare le persone), ma al contrario i veri mostri – come al solito – sono gli umani. Ogni anno vengono massacrati oltre 100 milioni di squali nei mari e oceani di tutto il mondo. Molti di essi vengono catturati per essere sottoposti alla tortura del finning: i pescatori tagliano loro le pinne e li ributtano a mare, spesso ancora vivi, feriti e mutilati, condannandoli a una morte lenta e dolorosa; tutto per soddisfare le richieste della cucina asiatica (anche in Europa, sia chiaro): quando ordinate la famosa “zuppa di pinne di pescecane” state contribuendo alla strage.
Tantissimi altri squali vengono uccisi “per errore”, in quello che viene definito bycatch, cioè cattura accidentale: i poveri animali restano intrappolati in reti o batterie di ami messe lì (talvolta illegalmente, va sottolineato) per catturare altri pesci. In genere, gli squali vittime del bycatch vengono issati morti a bordo, ma non sempre. Per fortuna ci sono molti pescatori consapevoli della fragilità dell’ecosistema marino, che si impegnano a liberare gli squali catturati per errore.
Inoltre, i pesci cartilaginei sono vittime anche dell’inquinamento, dei rumori, del riscaldamento globale, della pesca eccessiva, dell’impoverimento delle risorse marine… insomma, sono vittime degli umani. Ed è vero che gli squali ci attaccano? Dopo tutto quel che facciamo, ne avrebbero ogni diritto, ma… accurate ricerche testimoniano che essere attaccati da uno squalo non è affatto facile (le mucche e i cani fanno centinaia di vittime all’anno negli USA, gli squali solo 1 o 2), e gli attacchi mortali sono davvero rarissimi.
Gli squali nel Mediterraneo
Gli studi della IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) dimostrano che oltre il 30% delle specie di pesci cartilaginei (quindi squali e razze) è minacciato, e nel Mediterraneo vivono ben 39 delle 73 specie a più alto rischio di estinzione. Per questo sono nati diversi progetti di monitoraggio degli squali in tutto il nostro bacino. Proprio nella Giornata mondiale degli squali, il 14 luglio 2020, la Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli ha presentato l’inizio formale del progetto Life Elife, un’impresa finanziata tra l’altro anche dall’Unione Europea (tramite appunto la progettualità Life) con oltre 3 milioni di euro. Elife, che coinvolge numerosi partner tra Italia e Cipro, inclusa la Costa Edutainment con l’acquario di Genova, si propone principalmente di sensibilizzare i pescatori verso l’utilizzo di metodi e strumenti di pesca più sostenibili, e la liberazione dei bycatch vivi; questa sensibilizzazione permetterà di diminuire la mortalità degli squali nei nostri mari. Non solo, ma il progetto vuole anche coinvolgere gli altri utenti del mare, con seminari e iniziative in molte marinerie italiane. Tra queste, c’è anche una parte di citizen science, che coinvolge direttamente il pubblico: l’app Sharkapp.
Sharkapp: una app per monitorare gli squali
Questa nuova app gratuita, per ora solo in italiano, permette agli utenti di segnalare qualsiasi avvistamento di squali: barche, navi, sub, pescherie, letteralmente qualsiasi avvistamento. Questo è importante perché permetterà alla Stazione Zoologica di Napoli di integrare questi dati con quelli raccolti durante il tagging (gli squali vengono marcati e seguiti durante i loro spostamenti) eseguito nel progetto Elife*. L’app è stata ideata da me in stretta collaborazione con Massimiliano Bottaro (tra l’altro responsabile del progetto Elife), e sviluppata dalla Stazione Zoologica Anton Dohrn. Sarà scaricabile a breve per iOS e per Android, e presto verrà localizzata anche in altre lingue. Ma soprattutto, permetterà di aumentare notevolmente le nostre conoscenze sugli squali e sulla loro distribuzione, in modo da proteggere in maniera ancora più efficace queste stupende forme di vita, che esistono da oltre 400 milioni di anni, e senza le quali gli oceani avrebbero un bel po’ di problemi in più. Quindi, ricordiamo sempre che gli squali non sono mostri, ma animali da aiutare e proteggere.
* https://www.elifeproject.eu/