Le barriere coralline vengono definite biocostruzioni: sono strutture edificate da organismi viventi, i coralli, appunto (ma ci sono notevoli contributi da parte di altri animali come spugne, briozoi e molluschi); e i coralli sono biocostruttori sin da ben prima dei dinosauri, anche se con altre specie ormai estinte. Oggi, le barriere coralline sono sotto la costante minaccia dei cambiamenti ambientali causati dal riscaldamento globale: l’impatto umano sul pianeta sta spingendo verso il disastro ben più di un ambiente, e le barriere coralline sono pericolosamente al limite; per darvi un’idea della situazione, la International Union for Conservation of Nature (IUCN) ha inserito nella lista rossa delle specie in pericolo ben 893 specie di coralli.
Eppure questi cnidari sono stati capaci di resistere alle più terribili crisi biologiche della storia della vita, sopravvivendo – in un modo o nell’altro – alla catastrofe di fine Permiano, in cui oltre il 93% delle specie viventi si è estinto, o a quella più famosa del limite Cretaceo/Terziario, che causò l’estinzione dei dinosauri non aviani. Potremmo quindi definirli resistenti, ma riusciranno a sopravvivere anche al disastro che l’uomo sta causando giorno dopo giorno?
Scritto nella pietra
Grazie all’immenso record fossile dei coralli, gli studiosi hanno potuto esaminare anche gli adattamenti in risposta alle crisi biologiche in questo gruppo di animali, e hanno scoperto che in generale le forme costruttrici di enormi barriere variopinte, a bassa profondità, non sono quelle che sopravvivono; al contrario, i coralli che tendono a formare piccole colonie in profondità sono quelli che vanno avanti relativamente tranquilli. Questa tendenza allo scendere in profondità e ad avere colonie più piccole è stata ritrovata in corrispondenza delle maggiori estinzioni nelle passate ere geologiche; ma i ricercatori di un team internazionale che studiavano proprio tali trend evolutivi sono rimasti interdetti quando hanno osservato la stessa tendenza nei coralli attuali.
Prepararsi alla crisi
«È come se i coralli attuali si stessero preparando a saltare oltre un confine di estinzione, mentre noi ci stiamo andando contro a tutta velocità», sostiene su Newsweek David Gruber, biologo marino statunitense; di fatto sembrerebbe che i coralli attuali stiano “preparandosi”, mentre molte specie di barriera stanno perdendo la sincronia riproduttiva: in pratica maschi e femmine non si coordinano nell’emissione dei gameti, e il risultato è una diminuzione marcata di giovani coralli. Gli studiosi prevedono la scomparsa della grande barriera australiana entro il 2100, mentre gli oceani diventano sempre più caldi e acidi. Ancora una volta viene in mente il ritornello di una canzone degli Star One: «Diamo forma alla vita, viaggiamo nello spazio, ma ancora non conosciamo le parole della canzone degli oceani». Potremmo fermare tutto questo, se volessimo? Forse sì. Ed è tempo di agire.